LOBOS Y CORREO

Dia 13 – mercoledì 22 febbraio 2012

Ushuaia – ore 8:30

Oggi trekking! Si va alla Laguna Esmeralda. Dopo tanta cultura nei musei della città avevamo bisogno di tornare allo stato brado… into the wild! Ci alziamo e facciamo colazione con molta calma, almeno fino a quando la gentile ragazza che lavora alla reception corre trafelata verso di noi e ci chiede:

“Son ustedes que han reservado el colectivo para el refugio de los lobos? (Siete voi che avete prenotato il posto sul pulmino che porta al refugio los lobos?)”

Noi: “ehm… SI”

Lei: “porque el colectivo està aquì esperando por ti (No perchè è qui fuori che vi aspetta)!”.

Trangugiamo quindi la nostra brioche con il caffè bollente a 3000 gradi fahrenheit e dopo aver rapidamente espletato alcune funzioni fisiologiche, ci infiliamo le pedule e ci fiondiamo sul pulmino.

L’autista, il mitico Lautaro, cosí si chiama questo gentilissimo signore sui cinquanta con un solo dente in bocca, fuma tranquillo e non sembra troppo turbato dal nostro ritardo. Meglio così. Insieme a noi, a bordo, altri 2 ospiti dell’ostello ci guardano in con aria interrogativa. Partiti. Percorriamo la strada principale che esce da Ushuaia e si dirige verso i monti per circa 20 minuti quando all’improvviso svoltiamo rapidi e ci infiliamo in un sentiero in mezzo ad un bosco fitto. Stiamo per raggiungere la partenza del trekking di oggi: la valle de lobos, la valle dei lupi. E infatti di lupi ne vediamo parecchi, a decine! Questa valle da qualche anno è diventata la casa del mitico Musher, il leggendario Esteban Curuchet detto “El Gato”, la massima autorità in slitte trainate da cani nella Terra del Fuoco, un personaggio che sembra uscito da un romanzo di Jack London.

Qui “El Gato” ha costruito un rifugio in cui conserva tutti i trofei vinti nelle corse con i cani da slitta a cui ha partecipato in ogni parte del Mondo. A lato del rifugio ha creato un vero e proprio allevamento di cani che vengono preparati ed allenati a trainare le slitte nella stagione invernale. Il posto è veramente incantevole e anche i cani che vediamo sono meravigliosi. Unica nota stonata, a nostro avviso, un po’ più di catena non avrebbe certo fatto male a ‘ste bestie.

Dopo che “El Gato” ci fa un po’ di raccomandazioni sul sentiero da seguire ci incamminiamo e passiamo a fianco ai cani che ci puntano addosso qualche decina di paia d’occhi… speriamo abbiano già avuto la loro colazione. Via, immersi nel bosco verso la Laguna Esmeralda.

Il cielo è coperto e ciò contribuisce a dare al paesaggio che ci circonda un aspetto lunare. Usciti dal bosco infatti, dopo un breve tratto in salita, entriamo in un area paludosa vastissima: a perdita d’occhio campi di canneti interrotti solo da laghetti artificiali. Qua e là carcasse di alberi letteralmente smontati pezzo dopo pezzo dai castori che usano il legno per costruire le loro dighe. Un ambiente spettrale ma davvero suggestivo.

Proseguiamo per questa steppa rosicata dai castori cercando di non finire tra le sabbie mobili. Al rifugio ci han fatto un sacco di raccomandazioni sul fatto di seguire il sentiero e di non allontanarsi dal percorso segnalato. Dopo circa un paio d’ore di tranquillo cammino arriviamo alla Laguna Esmeralda che è splendida. Sormontata dalle Ande da cui nasce l’ennesimo ghiacciaio, la laguna assume tonalità d’azzurro / verde smeraldo. La pace e la tranquillitá ci avvolgono di nuovo e iniziamo a camminare silenziosi lungo la riva, verso un piccolo bosco.

Inizia a piovere e fa molto freddo. Ci ripariamo quindi ai bordi del bosco e contempliamo la laguna sbafandoci i nostri panini. Stiamo bene. Dopo soli 2 giorni senza le nostre pedule eravamo in astinenza da natura. Siamo ormai dipendenti da essa. Passiamo una buona mezz’ora a mangiare panini e ridere come matti ricordando vecchie avventure, poi ci rimettiamo in marcia sotto la pioggia cercando di sconfiggere il freddo.

Tornando indietro seguiamo il piccolo torrente che nasce dalla laguna ma così facendo perdiamo di vista i segnali del sentiero. Ci perdiamo quasi subito, rischiando di finire tra le sabbie mobili. Ripercorriamo la strada al contrario come Pollicino e in qualche modo rientriamo nel sentiero giusto.

La pioggia cade costante sulle nostre teste e quando siamo ormai in vista del rifugio del “Gato” si tramuta in grandine! Corriamo a fianco dei cani da slitta che si sono riparati tutti nei loro bussolotti blu ed entriamo nel rifugio. El Gato ci racconta della sua attività qui, nella valle dei lupi. Gli chiediamo dei castori, di come hanno modificato il paesaggio della valle. Lui i castori li considera una piaga perché con le loro dighe modificano il percorso dei torrenti e rovinano le piste su cui trasporta i turisti durante l’inverno. L’architettura che i castori mettono in piedi è incredibile; le dighe sono del tutto indistruttibili tranne in un punto preciso, in modo che un’eventuale piena del fiume rompa la diga dove LORO VOGLIONO che si rompa. Geniale. Non ci resta altro da fare che ordinare una birra negra, una seconda birra negra, una terza birra negra e attendere l’arrivo del pulmino che arriva con molta calma!

Torniamo a Ushuaia verso le 17 e ci viene in mente che a Marsiglia l’Inter si sta giocando la qualificazione ai  quarti di Champions League. Praticamente ci facciamo 2 volte avanti e indietro tutta la città in cerca di un bar con la TV mentre il vento sferza le nostre gambe sotto i pantaloni corti (abbigliamento ideale per questo clima). Finalmente ne troviamo una che però è collegata con Buenos Aires, in mattinata c’è stato infatti un grave incidente ferroviario. Senza un minimo di tatto, chiediamo se fosse possibile cambiare canale per vedere la partita che tra l’altro l’Inter perderà 1 a 0 al 92esimo. Otra cerveza por favor!

Verso le 20 torniamo in ostello. Il sole è ancora alto visto che qui il tramonto avviene verso le 22:30. Per la cena scegliamo il Mustacchio, un ristorante in cui mangiamo un’ottima zuppa e del pesce. Verso mezzanotte usciamo dal ristorante, cerchiamo l’ufficio postale e imbuchiamo le cartoline che a si faranno un bel viaggetto di circa 14000 km.

Domani tenteremo di nuovo l’escursione in barca prima di riprendere l’aereo e tornare a Buenos Aires. Oggi pomeriggio 2 tizi italiani che avevamo trovato anche a El Chaltén ci han detto che nel canale di Beagle si sono infilate (cosa del tutto eccezionale per questo periodo dell’anno) un branco di balene e che il solo loro avvistamento vale il prezzo dell’escursione.

Fatta. Domani andremo a caccia di balene con il capitano Achab.

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