Archivio mensile:giugno 2012

SAFASTE!

Dia 14 – giovedì 23 febbraio 2012

Ushuaia – ore 7:40

Stiamo ritornado ai migliori orari di sempre.

Non possiamo lasciare Ushuaia senza aver visto il faro del FIN DEL MUNDO; oggi nessun vento di troppo ci fermerà. Prepariamo gli zaini e lasciamo l’ostello dopo una ricca colazione. Subito ci dirigiamo al porto dove, dopo un paio di valutazioni, scegliamo un tour in barca di circa tre ore che ci porterà a vedere faro, leoni marini, cormorani e, speriamo, le balene! Caro Pingu, per stavolta non ci si vedrà!

Saltiamo sulla barca sotto il cielo coperto. Mentre il freddo, già intenso, aumenta sempre di più anche il nostro nervosismo fa lo stesso, causa le decine di turisti letteralmente impazziti, imbizzarriti, che corrono ovunque neanche fosse esploso un incendio… Tutto questo per prendersi i posti migliori. Dilettanti.

Tra questi i turisti cinesi giocheranno un ruolo chiave nel nostro abituale utilizzo di imprecazioni. Per sfuggire alla calca usciamo sul ponte e ci godiamo lo spettacolo della barca che fila via nel silenzio mattutino. Dietro di noi Ushuaia si risveglia coperta di neve. Le montagne sono bianche e scendendo verso il porto diventano sempre più scure, passando dal verde dei boschi al marrone scuro della città.

Ci rilassiamo per qualche minuto e scherziamo speranzosi sulla possibilità remota di incontrare qualche balena. E come sempre, quando meno ci credi, le aspettative si avverano. Ci giriamo verso la bocca aperta del golfo e qualcuno, osservando dubbioso l’orizzonte grida: “Las ballenas!”.

Sono loro, il banco di balene smarrite nel canale di Beagle ci sta venendo incontro giusto in quel momento. Un secondo dopo ci rendiamo conto che siamo tra i primi ad accorgercene e subito corriamo all’altro capo della barca per goderci lo spettacolo. Riusciamo ad arrivare appena in tempo prima che gli altri turisti al grido di “CARNE FRESCAAA!”, si gettino a loro volta a caccia degli enormi mammiferi facendo tremare i portelloni e le assi del battello. Che dire, lo spettacolo della natura ci arriva un’altra volta al cuore. Le balene si avvicinano sempre di più alla barca. Sbuffando intensamente dalla schiena, immergono e riemergono i loro corpi mastodontici nelle acque gelide della terra del fuoco. Si avvicinano molto, all’improvviso una di loro emerge a pochi metri dalla barca, getta il suo spruzzo polveroso di acqua e dopo pochi secondi scompare nell’oscurità passando sotto il battello. Anche noi probabilmente siamo ora in preda ad un attacco da turismo selvaggio e corriamo a destra e a manca per cercare di fotografarle, per immortalare questo nuovo momento indimenticabile e insapettato.

Dopo pochi minuti il capitano decide che il fuori programma è durato abbastanza e riparte quindi verso il faro. Ci arriviamo poco dopo e lo osserviamo scorrerci accanto, con le sue strisce rosse e bianche, simbolo del punto dove la terra finisce, in tutto il suo orgoglio storico. Il faro è accompagnato da due colonie di cormorani e leoni marini piuttosto grandi.

Ci avviciniamo per osservarli nel loro habitat naturale, mentre strillano, litigano e si rigirano su se stessi prima di tuffarsi dalle rocce. Ci godiamo lo show in tranquillità, almeno fino a che la “capa” dei turisti cinesi, armata di macchina fotografica e in preda ad un attacco isterico non inizia a sgomitare come una pazza per poter fotografare gli animali. La gente si ribella, scattano gli insulti in ogni possibile lingua, dal nord al sud del pianeta, ma la tipa continua imperterrita il suo lavoro di abbattimento di altri turisti.

Decidiamo che ne abbiamo abbastanza e ritorniamo in cabina dove ci godiamo tranquilli il viaggio di rientro al porto. Il freddo è veramente pungente.

Siamo contenti del nostro giro nelle acque del Fin del Mundo e appena attracchiamo decidiamo di andare a festeggiare con le ultime birrette patagoniche e un buon paio di piatti di carne, degnamente seguiti da pezzi di torta al cioccolato clamorosamente grandi.

Finiamo i nostri piatti e ci guardiamo con un velo di malinconia: il prossimo passo sarà verso l’aeroporto. Il nostro grande viaggio sta volgendo al termine.

Facciamo un’ultima passeggiata per la mitica città, tra i negozi e le case antiche. Salutiamo il porto dominato dai monti incapucciati e torniamo in ostello a recuperare gli zaini. Dopo un po’ di siesta raggiungiamo l’aeroporto, condividendo il taxi con due ragazzi norvegesi che stanno facendo niente meno che il giro del mondo. La loro prossima tappa sarà il Perù. Che meraviglia, sentiamo un po’ di sana invidia. Li salutiamo e ci apprestiamo a prendere il nostro volo di ritorno a Buenos Aires. E’ incredibile, sono passati ormai dodici giorni dal nostro arrivo nel sud del sud, Ci tornano in mente i paesaggi spettacolari del Perito Moreno e del Fitz Roy, del golfo incantato di Puerto Natales, delle mastodontiche Torres del Paine fino alla Terra del Fuoco, dove gli oceani si toccano. Purtroppo è ora di tornare a nord… Arrivederci Patagonia!

Atterriamo a Buenos Aires alle dieci di sera e saltiamo su di un taxi il cui autista, dopo soli pochi minuti, riceve il titolo di “Peggiore personaggio della vacanza”. Corre come un assassino tra le auto e prende una strada lunghissima facendoci fare un giro folle per arrivare a San Telmo. Inutili le nostre domande pungenti sul perchè avesse girato di qua e di là, il tipo continua deciso nella sua missione di spillarci i magri risparmi. Alla fine arriviamo a casa di Cecilia e il tipo ci fa pagare perfino un plus per aver trasportato gli zaini nel baule! Ma insomma, ci togliamo almeno la soddisfazione di protestare e di insultarlo. Una volta sfogati ce ne andiamo a casa; c’è un altro pensiero che ci gira per la testa… Abbiamo un’ultima missione da compiere: tornare al DESNIVEL!!!

Dopo esserci rinfrescati dal calore che nuovamente accarezza i nostri visi lasciandoci grondanti di sudore, prendiamo d’assalto il ristorante dove consumiamo due splendidi bifes de chorizo, dei pezzi di carne sugosi ed enormi, accompagnati con una buona birra nera. Soddisfatti usciamo per vivere la nostra ultima notte argentina assieme e decidiamo di farlo nel bar che ha visto l’incipit del nostro viaggio: LA RESISTENCIA! Ci sediamo su un tavolo e nel migliore stile cordobese ordiniamo fernet branca con coca. Per chi no lo sapesse Cordoba ha fatto dell’italiano Fernet Branca una delle sue bevande preferite. Ogni fine settimana centinaia e centinaia di litri di Fernet vengono mescolati con la Coca-Cola nelle case di migliaia di cordobesi. Incredibile ma vero, Cordoba è la città del mondo che consuma più Fernet. Decidiamo di farle onore e iniziamo a trangugiare la nostra bevanda dolce-amara.

In pochi minuti l’emozione ci porta a rivivere il nostro viaggio intensamente, ricordando uno ad uno tutti i personaggi che abbiamo conosciuto, i profumi che abbiamo respirato e i paesaggi che abbiamo vissuto. Felici, ripensiamo a molti altri viaggi e ai nostri compagni con cui abbiamo condiviso momenti splendidi in Irlanda, Spagna, Corsica, in Europa, in Italia e nel mondo!

Il tempo ancora una volta ci impressiona per la rapidità con cui passa, ma godiamo nel vedere come le nostre emozioni si mantengano ancora intatte assieme ai ricordi. Ridiamo e ci lasciamo alle spalle la malinconia di questa fine dell’avventura.

Domani avremo ancora una bella giornata da goderci qui a Buenos Aires.

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LOBOS Y CORREO

Dia 13 – mercoledì 22 febbraio 2012

Ushuaia – ore 8:30

Oggi trekking! Si va alla Laguna Esmeralda. Dopo tanta cultura nei musei della città avevamo bisogno di tornare allo stato brado… into the wild! Ci alziamo e facciamo colazione con molta calma, almeno fino a quando la gentile ragazza che lavora alla reception corre trafelata verso di noi e ci chiede:

“Son ustedes que han reservado el colectivo para el refugio de los lobos? (Siete voi che avete prenotato il posto sul pulmino che porta al refugio los lobos?)”

Noi: “ehm… SI”

Lei: “porque el colectivo està aquì esperando por ti (No perchè è qui fuori che vi aspetta)!”.

Trangugiamo quindi la nostra brioche con il caffè bollente a 3000 gradi fahrenheit e dopo aver rapidamente espletato alcune funzioni fisiologiche, ci infiliamo le pedule e ci fiondiamo sul pulmino.

L’autista, il mitico Lautaro, cosí si chiama questo gentilissimo signore sui cinquanta con un solo dente in bocca, fuma tranquillo e non sembra troppo turbato dal nostro ritardo. Meglio così. Insieme a noi, a bordo, altri 2 ospiti dell’ostello ci guardano in con aria interrogativa. Partiti. Percorriamo la strada principale che esce da Ushuaia e si dirige verso i monti per circa 20 minuti quando all’improvviso svoltiamo rapidi e ci infiliamo in un sentiero in mezzo ad un bosco fitto. Stiamo per raggiungere la partenza del trekking di oggi: la valle de lobos, la valle dei lupi. E infatti di lupi ne vediamo parecchi, a decine! Questa valle da qualche anno è diventata la casa del mitico Musher, il leggendario Esteban Curuchet detto “El Gato”, la massima autorità in slitte trainate da cani nella Terra del Fuoco, un personaggio che sembra uscito da un romanzo di Jack London.

Qui “El Gato” ha costruito un rifugio in cui conserva tutti i trofei vinti nelle corse con i cani da slitta a cui ha partecipato in ogni parte del Mondo. A lato del rifugio ha creato un vero e proprio allevamento di cani che vengono preparati ed allenati a trainare le slitte nella stagione invernale. Il posto è veramente incantevole e anche i cani che vediamo sono meravigliosi. Unica nota stonata, a nostro avviso, un po’ più di catena non avrebbe certo fatto male a ‘ste bestie.

Dopo che “El Gato” ci fa un po’ di raccomandazioni sul sentiero da seguire ci incamminiamo e passiamo a fianco ai cani che ci puntano addosso qualche decina di paia d’occhi… speriamo abbiano già avuto la loro colazione. Via, immersi nel bosco verso la Laguna Esmeralda.

Il cielo è coperto e ciò contribuisce a dare al paesaggio che ci circonda un aspetto lunare. Usciti dal bosco infatti, dopo un breve tratto in salita, entriamo in un area paludosa vastissima: a perdita d’occhio campi di canneti interrotti solo da laghetti artificiali. Qua e là carcasse di alberi letteralmente smontati pezzo dopo pezzo dai castori che usano il legno per costruire le loro dighe. Un ambiente spettrale ma davvero suggestivo.

Proseguiamo per questa steppa rosicata dai castori cercando di non finire tra le sabbie mobili. Al rifugio ci han fatto un sacco di raccomandazioni sul fatto di seguire il sentiero e di non allontanarsi dal percorso segnalato. Dopo circa un paio d’ore di tranquillo cammino arriviamo alla Laguna Esmeralda che è splendida. Sormontata dalle Ande da cui nasce l’ennesimo ghiacciaio, la laguna assume tonalità d’azzurro / verde smeraldo. La pace e la tranquillitá ci avvolgono di nuovo e iniziamo a camminare silenziosi lungo la riva, verso un piccolo bosco.

Inizia a piovere e fa molto freddo. Ci ripariamo quindi ai bordi del bosco e contempliamo la laguna sbafandoci i nostri panini. Stiamo bene. Dopo soli 2 giorni senza le nostre pedule eravamo in astinenza da natura. Siamo ormai dipendenti da essa. Passiamo una buona mezz’ora a mangiare panini e ridere come matti ricordando vecchie avventure, poi ci rimettiamo in marcia sotto la pioggia cercando di sconfiggere il freddo.

Tornando indietro seguiamo il piccolo torrente che nasce dalla laguna ma così facendo perdiamo di vista i segnali del sentiero. Ci perdiamo quasi subito, rischiando di finire tra le sabbie mobili. Ripercorriamo la strada al contrario come Pollicino e in qualche modo rientriamo nel sentiero giusto.

La pioggia cade costante sulle nostre teste e quando siamo ormai in vista del rifugio del “Gato” si tramuta in grandine! Corriamo a fianco dei cani da slitta che si sono riparati tutti nei loro bussolotti blu ed entriamo nel rifugio. El Gato ci racconta della sua attività qui, nella valle dei lupi. Gli chiediamo dei castori, di come hanno modificato il paesaggio della valle. Lui i castori li considera una piaga perché con le loro dighe modificano il percorso dei torrenti e rovinano le piste su cui trasporta i turisti durante l’inverno. L’architettura che i castori mettono in piedi è incredibile; le dighe sono del tutto indistruttibili tranne in un punto preciso, in modo che un’eventuale piena del fiume rompa la diga dove LORO VOGLIONO che si rompa. Geniale. Non ci resta altro da fare che ordinare una birra negra, una seconda birra negra, una terza birra negra e attendere l’arrivo del pulmino che arriva con molta calma!

Torniamo a Ushuaia verso le 17 e ci viene in mente che a Marsiglia l’Inter si sta giocando la qualificazione ai  quarti di Champions League. Praticamente ci facciamo 2 volte avanti e indietro tutta la città in cerca di un bar con la TV mentre il vento sferza le nostre gambe sotto i pantaloni corti (abbigliamento ideale per questo clima). Finalmente ne troviamo una che però è collegata con Buenos Aires, in mattinata c’è stato infatti un grave incidente ferroviario. Senza un minimo di tatto, chiediamo se fosse possibile cambiare canale per vedere la partita che tra l’altro l’Inter perderà 1 a 0 al 92esimo. Otra cerveza por favor!

Verso le 20 torniamo in ostello. Il sole è ancora alto visto che qui il tramonto avviene verso le 22:30. Per la cena scegliamo il Mustacchio, un ristorante in cui mangiamo un’ottima zuppa e del pesce. Verso mezzanotte usciamo dal ristorante, cerchiamo l’ufficio postale e imbuchiamo le cartoline che a si faranno un bel viaggetto di circa 14000 km.

Domani tenteremo di nuovo l’escursione in barca prima di riprendere l’aereo e tornare a Buenos Aires. Oggi pomeriggio 2 tizi italiani che avevamo trovato anche a El Chaltén ci han detto che nel canale di Beagle si sono infilate (cosa del tutto eccezionale per questo periodo dell’anno) un branco di balene e che il solo loro avvistamento vale il prezzo dell’escursione.

Fatta. Domani andremo a caccia di balene con il capitano Achab.

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