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Last day of Francigena – decompressione

Sabato 18 agosto 2012

Tappa VII – Da San Quirico d’Orcia a Empoli

Lunghezza: 150 km percorsi principalmente in autobus e in treno (che bello!)

Difficoltà: ○○○ (secondo noi)

Ci svegliamo alle 8:00 e ci sentiamo quasi in colpa quando vediamo i letti attorno a noi già vuoti. I nostri compagni di viaggio stanno già camminando da almeno un’ora! Noi oggi no. Ricomponiamo i nostri zaini e ci dirigiamo tranquilli verso un bar dove facciamo colazione e attendiamo l’autobus che ci riaccompagnerà fino a Siena.

Way back homeDurante il tragitto facciamo esplodere grasse risate ripensando ai tanti bei momenti trascorsi e agli aneddoti che ci portiamo a casa e allo stesso tempo ci fa un po’ di impressione ripercorrere i lunghi km fatti a piedi comodamente spaparanzati in sedili comodissimi e con l’aria condizionata a 100.

Scendiamo alla stazione dei treni di Siena e cerchiamo un treno in direzione Empoli che ci riporterà a San Miniato Alto dove ritroveremo il carro (forse) e cercheremo un B&B nei dintorni dove trascorrere un tranquillo pomeriggio di relax. Unico requisito richiesto: la piscina.

John CIube

Lo troviamo ad Empoli dopo aver consumato un lauto pranzo a San Miniato Alto; si tratta del B&B Villa Cerbaiola, un’antica costruzione che nasce come casa colonica intorno al 1400, riadattata di recente a B&B immerso nel verde.

Per info: http://www.villacerbaiola.com/

Lo possiamo però occupare solamente dalle 16 per esigenze di pulizia delle camere, quindi pensiamo bene di farci un giretto a Vinci dove visitiamo il Museo Leonardiano… ahhh un dolce pomeriggio da turisti normali!

 

Museo 1Museo 2Verso le 15:30 scalpitiamo per raggiungere Villa Cerbaiola e tuffarci in piscina, quindi con un po’ di anticipo siamo già sulla porta d’ingresso.

Villa Cerbaiola

Il tempo di posare gli zaini, mettere il costume e siamo a bordovasca sorseggiando una moretti ghiacciata… le fatiche francigene sarebbero già un lontano ricordo se non fosse per le piaghe presenti ai lati del collo e le vesciche sui piedi.

Finalmente! In ammollo Da dio Siamo gli unici ospiti e dividiamo la piscina con il piccolo Giulio, figlio dei proprietari…

Caro Giulio ti pensi un giorno tutto questo sarà tuo!!!

E ci spruzza con le armi chimiche.

Il piccolo Giulio

Restiamo in ammollo fino al tramonto del sole.

La Francigena, per ora, termina come è iniziata: di fronte ad un’ottima bottiglia di Chianti del 2009.

Chianti 2009

Barcollanti raggiungiamo le nostre brande certi che sulla nostra credenziale un giorno verranno inchiodati altri timbri!

 

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Da Siena a Ponte d’Arbia

Giovedì 16 agosto 2012

Tappa V – Da Siena a Ponte d’Arbia

Lunghezza: 26,5 km (secondo la questura), 29,0 km (secondo il nostro podometro)

Difficoltà: ●●● (secondo Denis Urubko)

Questa mattina la sveglia suona alle 5:30. Ci aspetta una tappa lunghissima fino a Ponte d’Arbia e la guida segna 3 pallini di difficoltà su 3. A questo si aggiunge il fatto che le nostre condizioni fisiche sono sempre più precarie. Piedi e spalle sono ormai una cartina geografica fatta di oceani di pomate con isole di cerotti e garze.

Per fortuna che suor Ginetta ci fa trovare una colazione coi fiocchi: brioches fresche, pane, marmellata, the, caffè e soprattutto dell’ottima acqua ghiacciata per il lungo cammino.

Poco dopo le 6:00 lasciamo la città del Palio addormentata attraversando Porta Romana. Oltre che la più lunga, questa dovrebbe essere una delle tappe più belle della Francigena; eviteremo infatti quasi del tutto la Cassia e il suo traffico per percorrere tratturi e sentieri sterrati tra le gialle colline arse dal sole.

Porta RomanaUn gatto ci guarda perplessoLandscapeLandscapeHorsesPercorriamo inizialmente una strada asfaltata che attraversa con dei saliscendi San Pietro a Paterno, Renaccio e Renaccino, da qui su sterrata arriviamo a Borgo Vecchio dove ci troviamo di fronte alla prima difficoltà: la strada storica che abbiamo percorso finora è tagliata a pochi metri da noi da una nuova in costruzione. Secondo la guida dovremmo scendere verso una ferrovia e camminare parallelamente ai binari fino a Isola d’Arbia, unico grosso centro abitato che incontreremo durante la tappa di oggi in cui potersi rifornire d’acqua e cibo, ma della ferrovia neanche l’ombra. I segnali piuttosto ci fanno risalire il dosso di una collina dalla quale, una volta arrivati in cima, vediamo in lontananza proprio Isola d’Arbia! Ci siamo fottuti l’unico luogo in cui poter fare un pit stop! Oltretutto Paolo comunica al gruppo di aver praticamente già finito l’acqua. Bene!

Ed e’ in questo momento che avviene il primo “scisma” nel gruppo (avvenimento che verrà tra qualche anno denominato Scisma dell’aquam haurire optabat). Paolo infatti decide di ridiscendere la collina in modo da arrivare a Isola d’Arbia a recuperare dell’acqua e se possibile del cibo, mentre io e John decidiamo di percorrere tutto il crinale della collina per poi ricongiungerci con il fuoriuscito più in basso dopo Isola d’Arbia.

Uno sguardo ai cellulari: “il mio non prende ‘na sèha” “il mio è scarico” “io ho una tacca”. Sempre più difficile. Ci facciamo un grande in bocca al lupo con la speranza di rivederci un giorno e via, si riparte sotto un sole che ci cucina la pelle.

Camminiamo per circa un’altra ora prima di arrivare ad una stradina interna che corre parallela alla Cassia; qui in teoria dovremmo ritrovare Paolo che riusciamo a contattare al telefono e che arriva nel giro di una mezz’oretta con tanto di vettovaglie per il pranzo! Che numero!

Questo momento verrà definito tra qualche anno dagli studiosi di storia contemporanea con il nome “reunification prandium cum amicis”.

Dopo una meritata pausa riprendiamo il cammino rinfrancati nel corpo e nello spirito. Ci tuffiamo letteralmente in campi di grano riarsi dal sole. Il colore predominante è il giallo… sembra di essere nel bel mezzo del Sahara, con le colline che assomigliano a dune di sabbia.
Ombra ovviamente inesistente. Il caldo è asfissiante.

Sahara Sahara SaharaSaharaSahara road

Prendiamo una sterrata che con continui saliscendi ci porta sul crinale a Ponte Tressa prima e alla Grancia di Cuna (immenso granaio medioevale) poi, dove troviamo una fontanella sotto la quale proviamo a rinfrescarci.

Questo tratto è a dir poco lunare. Caminiamo tra colline di campi già arati con la terra di colore grigio. Ci manca solo l’astronauta e la bandiera che resta immobile per la mancanza d’aria.

Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon  Grancia di CunaLasciamo a malincuore la fontanella e ripartiamo in direzione Monteroni d’Arbia, e Quinciano; scavalliamo diverse colline e spesso attraversiamo i campi assolati per risparmiare qualche metro di cammino.

Intorno a noi si stagliano montagne di covoni accatastati in forme geometriche perfette; sono talmente alte che possiamo godere dell’ombra che creano per dissetarci e riposare.

On the road Ragazzi immaginari John taglia Paolo Vs. covoni Paolo Sete Ciube La sofferenza di dio Ombra soleTrattoreCovoni ovunque

Dopo alcuni km arriviamo nel piccolo borgo di Greppo dove ci fermiamo a riposare per una buona mezz’ora. A breve ci raggiungono: Giuliana, rimasta totalmente senz’acqua che provvediamo a dissetare passandole una bottiglietta e Fabrizio con Maria. Ognuno tira fuori tutto ciò che può far recuperare un po’ di forze: acqua, frutta, cioccolato, caramelle, sali minerali, noi pensiamo più al morale: avendo poco niente da offrire, proviamo a diffondere un po’ di drammatica, fantozziana ilarità.Papaveri e Papi Papaveri e Papi Ferrovia Non se riva più

Da qui ripartiamo tutti insieme per l’ultimo tratto fino a Ponte d’Arbia.

Scesi dalle colline raggiungiamo la ferrovia e la seguiamo camminando parallelamente alle rotaie. Questo tratto sembra interminabile ma dobbiamo sbrigarci, c’è un appuntamento che non possiamo mancare: il Palio.

Dopo il passaggio a sinistra dei binari, lo sterrato si allontana dalla linea ferroviaria e passando vicino a numerosi orti entra nel paese di Ponte d’Arbia. Sono le 16 e siamo finalmente arrivati al Centro Cresti dove trascorreremo la notte dopo 29 interminabili, strazianti km.

Il Centro Cresti è una struttura totalmente autogestita dai pellegrini, non troviamo nessuno ad aspettarci. Ci sono i letti, ci sono le docce, ci sono i cessi, c’è la cucina. Insomma c’è tutto ciò che serve. Addirittura il timbro per la credenziale è self service. Sotto lo zerbino della porta ci sono le chiavi per entrare.

Ci sistemiamo alla carlona, una doccia rigenerante, ma… qualcuno si è addormentato seduto su una sedia con la testa appoggiata su un tavolino. Siamo dilaniati.

Con le ultime forze, ma con un certo grado di eccitazione, raggiungiamo l’unico bar del paese, ordiniamo qualche birra media e attendiamo il momento della mossa.

Forza Montone… e dopo 22 anni, incredibilmente, il montone vince.

Dovevamo arrivare noi per sfatare la maledizione della bestemmia!

E’ tripudio!

Non riusciamo neanche ad immaginare cosa stia succedendo nella contrada dove abbiamo trascorso la notte scorsa. Una festa incredibile che durerà giorni e giorni.

Ci vuole un’ennesima birra media e una cena come si deve per festeggiare, ma questa sera niente ristorante; nello zaino abbiamo pasta e un sugo al pesto. In men che non si dica allestiamo una tavolata, ci mettiamo ai fornelli e creiamo l’atmosfera.

Ciube master chef Fabrizio Master chefFabrizio e MariaScola!Turn on the lightsSe magnaAtmosteraGruppone

Ne esce una serata che scorre via tra chiacchiere e un amabile vinello. Lo spirito della Francigena lo ritroviamo tutti i giorni sulla strada ma anche, e forse soprattutto, in momenti di profonda amicizia e condivisione come questo. Fabrizio, Maria e Giuliana sono delle belle persone e siamo contenti di vivere questi momenti con loro.

Dopo aver vettovagliato riassestiamo la cucina e ci trasciniamo verso i nostri giacigli; sono gli ultimi passi di questa giornata sulla Francigena, la nostra tappa più lunga.

Tra poche ore inizierà la nostra ultima tappa.

Il Montone ha vinto il Palio dopo 22 anni (pazzesco).

Il pesto pronto non è poi così male.

Notte.

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