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Da Aulla a Sarzana

Sabato 27 settembre 2014

Tappa VIII – Da Aulla a Sarzana

Lunghezza: 15,8 km (secondo la questura), 25,0 km (a causa delle difficoltà incontrate per trovare l’inizio del sentiero)

Difficoltà: ●●○ (secondo Tamara Kuznetsova)

La nuova tappa francigena arriva esattamente dopo 2 anni e un mese dall’ultima che, insieme a Paolo e John, avevo percorso da Ponte d’Arbia a San Quirico d’Orcia.
L’occasione e’ il raduno del gruppo con cui, quest’estate, ho condiviso un viaggio meraviglioso: l’Islanda TREK (seguirà racconto sul qui presente blog).
Un raduno che per forza di cose voleva avere lo stesso stile islandese per cui: trekking, privazioni, mancanza di sonno, sofferenza e malesseri fisici diffusi, ma sempre con il sorriso sulle labbra.
Quale occasione migliore per riprendere in mano la guida di Monica D’Atti e Franco Cinti?
E fu così che la notte di venerdì 26 settembre 2014 piantammo le nostre tende al Camping River di Sarzana. Siamo a fine stagione e gli ospiti del campeggio si contano sulle dita di una mano. Abbiamo un’intera batteria di lavelli, cessi e docce a nostra disposizione. L’imbarazzo della scelta.

IMAG0532Sabato 28 settembre 2014, la sveglia suona timida verso le 8:30.
Attilio Antonello, il nostro mitico capogruppo islandese è sveglio e già colazionato da un paio d’ore. La fanteria esce dalle tende in ordine sparso: prima Ciube, poi Marta Veronika Ambrogi e infine Marco Cosma, compagno insostituibile di tenda sia qui che in Islanda; questi i nomi – reali e di battaglia – di coloro che oggi, ancora una volta, calzeranno le scarpe da trekking.


Dopo i consueti rituali mattutini e le solite lamentele di coloro che affermano di non avere chiuso occhio per tutta la notte ci mettiamo in macchina, anzi in due macchine, verso Sarzana dove lasceremo una delle due auto, in modo da poter, al termine della tappa, andare a recuperare l’altra ad Aulla, da dove partiremo a piedi.
L’organizzazione non è acqua, un film di Jacopo Ferrarese (prossimamente nei peggiori cinema di Caracas).
Prima di raggiungere lo start ci attardiamo in una lauta colazione; un ottimo mix di dolce e salato, cornetti e focacce, caffè e spremute.

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Sono le 11.30 quando raggiungiamo Aulla. Cerchiamo un supermercato in cui comprare le vettovaglie per il pranzo ed è li che mi accorgo di aver commesso un grave errore.
La guida francigena è rimasta in tenda! Tragedia. La vendetta di Monica D’Atti dopo le maledizioni lanciatele la volta scorsa. E adesso?
Attraversiamo la città alquanto sconfortati fino a raggiungere la chiesa ma… spettacolo! Qui c’è addirittura un ufficio adibito a informazioni sulla via francigena! Ci sono addirittura alcune vetrinette con i gadget del pellegrino e opuscoli sul percorso. Fin troppo facile, penso.
Chiedo al tipo nell’ufficio di apporre il timbro sulla mia credenziale e, solo per scrupolo, gli domando da dove attacca il sentiero. Mi dice di attraversare il ponte sul torrente Aulella e di girare subito a sx.
Perfetto. Senza alcun dubbio sul percorso da seguire ci mettiamo finalmente in cammino.
Sono ormai le 12 passate.

Attraversiamo il ponte più carichi che mai. Dopo due anni di nuovo sulla Francigena. Ripenso ai miei due compagni di viaggio di allora e sorrido a coloro con cui sto condividendo il cammino oggi. E’ una bella giornata ed il morale è di nuovo alle stelle.
Ma l’intoppo è dietro l’angolo. Anzi dietro la prima svolta. Erbacce e strada chiusa. Impossibile che sia di qui. C’è un bar. Chiediamo informazioni. Tornate al ponte e girate subito a dx. Fatto, ma non c’è alcuna indicazione della Francigena. Ci arrampichiamo per circa mezz’ora su una collina, ma ben presto lo scoramento prende il posto dell’ottimismo. Sensazioni brutte. Non siamo sulla strada giusta. Raggiungiamo la sommità della collina e troviamo un tizio intento a scaricare il suo furgone. Chiediamo informazioni sulla strada per Sarzana. Ci spiega in pratica che stiamo procedendo nella direzione opposta, verso Pontremoli. Ma come verso Pontremoli?!? a nord?!? Possibile che il tizio dell’ufficio abbia inteso che la nostra direzione fosse Canterbury e non Roma?!?
Canterbury!!! mabbafff….


Allibiti ridiscendiamo la collina inutilmente conquistata, riattraversiamo il ponte e dal lato opposto intravediamo il tanto agognato cartello biancorosso con la scritta Francigena, Sarzana.

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Il pensiero di mollare tutto e di cambiare programma ci tocca ma è Veronika che con la consueta tenacia propria di una donna che ha conquistato i 5000 m e che durante il weekend scala le montagne di corsa, ci da la carica per riparti… ehm per partire.
Sono ormai le 13:30

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Il percorso è da subito in salita, prima su asfalto e poi su un sentiero sterrato in mezzo al bosco. Ripido ma bello. Fa molto caldo e, vista e considerata l’ora, decidiamo di fermarci per il pranzo.
Parliamo dei momenti irripetibili trascorsi in terra islandese e di come sia stato difficile, una volta terminato il viaggio, ritornare alla vita “normale” scandita da orari lavorativi, smartphone, automobili non 4×4, strade asfaltate e cementificazione delle rispettive città.
Siamo sicuri che una parte di noi è rimasta a vivere con gli elfi tra i vulcani, i ghiacciai e le distese di roccia lavica di Askja.
Ma qui stiamo e visto che è tardi, tocca scollegarsi da queste immagini indimenticabili per riprendere il cammino.


Raggiungiamo prima il meraviglioso borgo di Bibola, e poi il paese di Vecchietto proprio nel bel mezzo della raccolta dell’uva. Rischiamo di essere travolti dal frenetico via vai di carretti carichi di ceste piene di uva. I nostri sensi ne sono inebriati. Eh vabeh, siamo in Toscana, qui si beve dell’ottimo vino. Stasera ci daremo certo dentro. Per ora ci accontentiamo di una fontana d’acqua fresca che ci offre un piacevole refrigerio e ci permette di riempire le borracce.

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Proseguiamo ancora per un’ora e mezza in salita per poi scendere, sempre su strada sterrata fino a Ponzano superiore dove ci fermiamo a riposare, scattare foto (instagrammarle) e gustare un fresco ghiacciolo.
Da qui il sentiero prosegue tutto in discesa fino a Sarzana, dove arriviamo verso le 18:30.
Siamo felici e soddisfatti della giornata, ma (e mi scuso per la ripetizione) l’intoppo è ANCORA dietro l’angolo. Marta infatti si accorge solo ora che le chiavi della sua auto, che avrebbe dovuto portarci da Sarzana ad Aulla a recuperare la mia auto, sono rimaste nella mia auto.
L’organizzazione non è acqua 2, un film di Marta Veronika Ambrogi (prossimamente nei migliori cinema).
Superare le difficoltà è evidentemente il destino di chi si iscrive ai viaggi TREK di avventure nel mondo, gente di un certo spessore che se la sa cavare in modo egregio di fronte a qualsiasi difficoltà.
Ovunque noi andiamo, la gente vuol sapere chi noi siamo. E noi glielo diciamo. Siamo quelli dell’Islanda TREK e il nostro capitano è Antonello Corradi.


Con le ultime forze ci precipitiamo in stazione, acquistiamo 4 biglietti e nel giro di 13 minuti netti siamo già sul treno per Aulla, dove ci facciamo un altro bel chilometro a piedi e recuperiamo il secondo mezzo.
Facile. Un reduce da un viaggio Islanda SOFT o peggio ancora BREVE si sarebbe fiondato su un taxi pretendendo di avere l’aria condizionata. Brutte persone.
Verso le 20 stanchi e soddisfatti rientriamo al nostro campeggio deserto dove ci facciamo belli per la serata a Sarzana che sta per iniziare.
Ma questa è un’altra storia.

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SULLA VIA FRANCIGENA

Giorno 0 – sabato 11 agosto 2012

Vicenza – ore 9:30

E’ il momento di chiudere lo zaino. Ed e’ sempre un gran bel momento… Si parte per un altro viaggio!

Per una serie di circostanze favorevoli si e’ ricreato il gruppo che 12 anni fa si era recato alla biglietteria della stazione FS di Vicenza a chiedere: “Salve, è qui che si comprano i biglietti per l’interrail?!?”

Oggi come allora ripartiamo insieme con tanto entusiasmo e pochi denari a disposizione.

Questa volta percorreremo a piedi il tratto toscano della via Francigena tra San Miniato alto e Radicofani, 7 tappe in tutto con una media di circa 25 km al giorno. “Ma xee ferie queste? Co sto caldo? Secondo mi ve voltè via…” ci han detto tanti… Beh secondo noi si! Andare a piedi e guadagnarsi l’arrivo giorno per giorno fa parte di una filosofia di vacanza “slow” lontana da quelli che sono i ritmi furiosi che durante l’anno siamo costretti a sostenere.

Per fortuna il nostro paese, pur tra mille difetti, è un territorio ricco di luoghi di interesse e perciò è abbastanza facile creare un itinerario che permetta di raggiungerli e sposare attrattive di tipo cultural – storico – culinario – erotico – eno – gastronomico… e chi più ne ha più ne metta!

La Via Francigena che da Canterbury porta a Roma è un itinerario della storia, una via maestra percorsa in epoca medievale da migliaia di pellegrini, in posizione centrale nel traffico delle tre peregrinationes maiores: Roma, Santiago de Compostela e Gerusalemme.

Il pellegrino medievale portava con se le insegne del pellegrinaggio (la conchiglia per Santiago de Compostela, la croce per Gerusalemme, la chiave per San Pietro a Roma); per quel che riguarda noi tre pellegrini blasfemi e ignoranti abbiamo deciso di portare con noi uno zaino con lo stretto indispensabile, una valanga di garze e cerotti di varie misure per le vesciche, scarpe da trekking, un ukulele, la guida alla via Francigena della Monica D’Atti (che a breve verrà ribattezzata “D’atti Foho”) e una insufficiente, drammatica preparazione atletica.

Partiamo quindi in macchina da Vicenza con destinazione San Miniato alto (PI) da dove, domani, partiremo a piedi per la nostra prima tappa e dove lasceremo l’auto che riprenderemo dopo la nostra settimana francigena.

Il viaggio scorre veloce tra mille discorsi e qualche pezzo anni ’90. Arrivati ad Empoli ci accorgiamo che è ora di pranzo perciò ci vediamo costretti all’assumere una succulenta dose di proteine tramite sua maestà “La Fiorentina” in un ristorantino alla buona della zona. Squisita.

Satolli saliamo a San Miniato alto, abbandoniamo l’auto in un parcheggio e la tentazione di lasciare sul parabrezza un cartello con scritto: “sabato 11 agosto 2012 – se tra 8 giorni potete leggere questo cartello fate partire i soccorsi!” è molto molto forte… non lo facciamo. Siamo abbandonati a noi stessi.

Zaini in spalla ci dirigiamo verso l’ufficio turistico di San Miniato, dove potremo ritirare la nostra “Credenziale”, il documento di viaggio che accompagna sempre il pellegrino. Serve ad attestare la sua identità, la suacondizione e le sue intenzioni; serve a distinguere un vero pellegrinoda ogni altro viaggiatore. Essa vienerilasciata a coloro che la richiedono e che si impegnano ad accettarne il senso e lo spirito, a coloro che percorrono le vie di pellegrinaggio a piedi, in bicicletta o a cavallo.

Beh diciamo che nel nostro caso le autorità religiose hanno chiuso un occhio e ci han dato una pacca sulla spalla!

Credenziale alla mano ci dirigiamo verso il Convento di San Francesco dove trascorreremo la notte.

Nessuno di noi sa bene cosa aspettarsi… ci faranno pregare? Saremo costretti a cenare con i monaci in silenzio? Dovremo indossare il cilicio?!? Quando varcheremo la soglia ci crollerà addosso il soffitto?!?

Niente di tutto ciò! Ci accoglie un frate “in borghese” che ci mostra la nostra camera (con bagno privato, molto spaziosa e pulita… super lusso!), ci consegna le chiavi del portone principale e ci dice che possiamo rientrare quando vogliamo.

Ma come?!? E le preghiere? Il cilicio? Niente! OK! Ci vediamo domani alle 7:30 per la colazione… “…vedrai che lì ci faranno pregare…”

Posiamo gli zaini e usciamo di nuovo, missione spesa paniniperdomani alla COOP di San Miniato basso e poi esplorazione della rocca di Federico II di Svevia dalla quale ammiriamo tutta la Valdarno e le colline di Volterra.

Il prato sotto la rocca ispira serenità e relax, fa il suo esordio anche l’ukulele.

Ma è ormai tempo di aperitivo e cena… scendiamo nella piazzetta e ci scoliamo qualche Moretti così, per farci venire l’appetito… perchè ne avevamo proprio bisogno di un po’ di appetito…

Stiamo bene, l’atmosfera è rilassata… nessuno immagina cosa ci aspetterà domani, e che tutte le Moretti sgollate le ripagheremo con gli interessi.

Per la cena addirittura troviamo una festa in cui si cucinano piatti succulenti… anca massa!

Parte addirittura un concertino… la Toscana ci ama!

Dopo una crepe al cioccolato decidiamo che è ora di levare le tende, ma solo dopo un ultimo giro di amari… giusto per non farci mancare nulla.

Lentamente torniamo sui nostri passi verso il convento di San Francesco in cui giaceremo per la notte.

Appuntamento ore 7:30 per colazione e magari LODI MATTUTINE?

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