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Stage 4 – Green Carts farm to Twice Brewed

Martedì 11 agosto 2016

Stage 4 – Da Green Carts farm a Twice Brewed

Distanza (secondo la questura di Twice Brewed): 11 miglia (18 km)

Meteo: cielo coperto, tenere la kappauei a portata di mano

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Wake up!

Sono le 8:00 am, è tempo di lasciarsi andare al vento per il quarto giorno di cammino.

La tappa che sto per affrontare è la più popolare e frequentata di tutte. Il muro, che corre lungo un crescendo travolgente di balze, si rivelerà per i suoi tratti più lunghi e meglio conservati.

Di risveglio in risveglio mi sento sempre meglio; ogni notte il sonno ristoratore non so come cancella dal mio corpo i segni della massacrante tappa del giorno precedente.

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Cammino lungo il muro da neanche un km quando dalla ciclabile che si trova poco distante dal sentiero un ciclista mi saluta. E’ il tulipano conosciuto ieri sera che, parcheggiata la bici a lato della strada, corre a soccorrere la tulipana già in affanno alla prima salita con bici alla mano.

Ricambio il saluto e indirizzo loro un sonoro “ DAJE REGA’! ”.

Sembra di essere sulle montagne russe. Il vallo di Adriano, ora totalmente visibile, pare un serpente adagiato sulle colline inglesi. Nei ripidi tratti in discesa mi appoggio su di esso per evitare di scivolare. Quando si dice toccare la storia con mano…

Penso che i romani mica si sono fatti intimorire da questo continuo saliscendi. Magari qualcuno avrà pensato “mortacci vostra non potevamo costruirlo in pianura sto cazzo de muro?!?”. Forse mi rendo conto solo ora dell’entità dell’opera.

Mi immagino i legionari che depongono le armi e si tirano su le maniche; l’esercito romano infatti non era solo un’imbattibile macchina da guerra, era anche una poderosa organizzazione che portava strade, acquedotti, fortezze dove prima non c’era niente.

Un muro alto sei metri, un forte ogni km e mezzo, due torrette tra un forte e l’altro, un fossato davanti largo nove metri e profondo almeno tre. Non arretrarono di fronte a niente i romani, riuscirono a tenere la linea retta, sfidando colline, fiumi, rocce e precipizi.

Per 120 km.

In 8 anni.

Ehm scusate ma la Salerno – Reggio Calabria? Qualcuno ha notizie sulla chiusura dei lavori? Presidente scusi come dice? Il ponte sullo stretto? Mabbbaffanculova.

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Verso le 12:00 inizia a piovere ed è tempo di impermeabilizzare me e Bruttofigliodiputtana1.

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Dallo straordinario forte di Vindolanda cammino insieme a John, un anziano signore ex guida e accompagnatore di gruppi di walkers lungo il vallo di Adriano.

In un’ora e mezza a passo veloce (deve assolutamente prendere l’autobus a Twice Brewed per tornare a casa dalla moglie) mi sfodera un sacco di chicche e curiosità sul muro, una su tutte ha a che fare addirittura con Hollywood.

Dopo mille scorciatoie in mezzo alle “camperse” che John mi vuole far fare a tutti i costi non senza rischiare di fracassarci il cranio sulle rocce, raggiungiamo il luogo più simbolico e fotografato dell’Hadrian’s wall path ovvero il Sycamore Gap con relativo Sycamore tree.

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John mi racconta che proprio qui è stata girata una scena de “Robin Hood principe dei ladri” con Kevin Kostner e Morgan Freeman. – Esticazzi! – penso io prendendo ancora fiato per la corsa fatta.

 

In effetti il luogo è davvero suggestivo e ha un non so che di magico con quest’albero proprio in mezzo all’avvallamento incorniciato dal muro.

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Giusto il tempo de “ddu foto” e proseguiamo la nostra folle corsa verso Twice Brewed.

John vuole tagliare il più possibile, il passo sempre più svelto sotto la pioggia torrenziale.

Ad un certo punto scorgo a 50 metri da noi un toro enorme che ci osserva passare.

ehmm John, do we have to worry about that big bull?”

well, I think he’s more interested in eating the grass.”

I hope so John… I really hope so…”

Arriviamo alla fermata proprio in contemporanea con l’autobus che viaggia in direzione Newcastle; saluto e ringrazio il vecchio John dopodichè mi siedo a prendere fiato sulla panchina esterna della guesthouse Twice Brewed. Sotto la pioggia.

Da qui un ultimo km per raggiungere la fattoria dove trascorrerò la notte.

Come al solito ritrovo i due ragazzi di Madrid insieme ad un ragazzo belga di Antwerp e uno inglese di Manchester che sta percorrendo il cazzutissimo Pennine Way, un trekking che collega Edale (North England) fino alla costa sud dell’Inghilterra.

Dopo aver sistemato il sacco a pelo e dopo una doccia calda “asciuga ossa” ci rechiamo tutti al pub dove ci scoliamo migliaia di pinte, mangiamo carne di vacca e discutiamo dei massimi sistemi mondiali, coinvolgendo anche i nostri vicini di tavolo.

Un’ottima compagnia a cui faccio notare che sono l’unico a vivere in una Repubblica (o presunta tale). Siamo tutti concordi nel brindare alla morte di tutti i sovrani, creando un po’ di disappunto ai nostri attempati vicini di tavolo.

Rientriamo in fattoria immersi nel buio più totale facendoci luce con gli schermi dei cellulari. Nell’ombra mi sembra perfino di scorgere Robin Hood – Kevin Costner che si allontana verso il Sycamore gap.

Mejo dormire. Buonanotte e vive la revolution!

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Stage 3 – Heddon on the Wall to Green Carts farm

Lunedì 10 agosto 2016

Stage 3 – Da Heddon on the Wall a Green Carts farm

Distanza (secondo la questura di Green Carts): 18 miglia (29 km)

Meteo: oggi splende il sole, vento fortissimo e contrario

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Camminata lunga prevede colazione sostanziosa. E’ il primo pensiero dopo una colossale ronfata di 9 ore filate (9 ore! Non ho ricordi… mi avranno sentito russare fino in Scozia).

Mi vesto e dirigo verso la cucina dove Paula sta iniziando a preparare il “doping” che ci aiuterà ad affrontare la giornata: pane, burro, marmellata, biscotti, frutta, yogurt ma soprattutto una bomba atomica di panino con due spesse fette di bacon croccante, uovo e, per i più arditi, ketchup.

This is how we do this!” mi fa. “That’s the way ah ah ah ah I like it ah ah” rispondo.

Donna meravigliosa Paula!

Alla spicciolata si presentano anche i due ragazzi di Madrid e una famiglia francese in vacanza da queste parti.

Si mastica e chiacchiera.

Ricomposto lo zaino è tempo di mettersi in cammino. Anche oggi sole splendente e vento forte che soffia da ovest verso est dritto sulla mia faccia.

Il sentiero si fa largo inizialmente tra i campi di grano per poi proseguire tra pascoli di pecore e mucche. Questi terreni sono di proprietà delle numerose fattorie che si incontrano lungo il percorso e sono delimitati da muretti di separazione che si superano tramite dei “kissing-gate” ovvero dei cancelletti di legno che permettono il passaggio agli esseri umani ma non agli animali.

Molte volte ho la sensazione di entrare abusivamente in proprietà private o di disturbare i lauti pranzi degli erbivori che al mio passaggio interrompono il loro pacifico ruminare per studiare questa strana figura con lo zaino.

In attesa delle prossime due tappe che saranno quelle in cui il Vallo sarà più visibile, lo spettacolo è gentilmente offerto dalla campagna inglese i cui colori sono ancor più messi in risalto dall’incredibile giornata di sole.

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Dopo circa tre ore di cammino sosta obbligata al Robin Hood Inn, dove è possibile timbrare il proprio passaporto con un nuovo timbro. Ed è sempre un bel momento!

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Cammino, cammino, cammino, prendo fiato, penso, canto, cammino, cammino, mi riposo. Sfrutto i kissing-gate come supporti per appoggiare Bruttofigliodiputtana1 e liberare così le spalle e schiena dalla tortura per qualche minuto.

Attraverso Harlow Hill, Halton Shilelds, Portgate (dove avrei voluto fermarmi), la fangosa foresta “Stanley Plantation”. Entro ed esco da decine e decine di “kissing-gate”. Le miglia che mi lascio alle spalle sono tante ma altrettante sono quelle ancora da fare… Gambe e spalle già chiedono pietà.

Questi sono i momenti più difficili da superare quando si cammina da soli e non si ha qualcuno con cui condividere fatica e sofferenza. Ma una soluzione c’è sempre. A me basta pensare al momento in cui il lunedì mattina suona la sveglia e si vive l’istante più lontano dall’inizio del weekend successivo. Ecco, in confronto a quel preciso momento qualsiasi altra situazione “difficile” diventa addirittura piacevole!

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A forsa de dai” arrivo a Chollerford, e la visione di un piccolo market annesso all’unico distributore di benzina del villaggio mi pare il classico miraggio dell’oasi nel deserto. Mi libero dello zaino e mi sparo d’un fiato due bottigliette di powerade e un gelato tipo Solero Algida ma molto meno buono.

Il tutto seduto all’ombra di un grande gippone. Chillin’ me softly.

Da qui dovrebbero mancare “solamente” un paio di miglia. Chiedo conferma al benzinaio che si limita a un breve cenno con la testa… uhmmm cosa avrà voluto dire?

In effetti mancavano si 2-3 miglia (5 km) peccato fossero tutte in salita. Proprio quello che ci voleva. 5 km di bestemmie.

Arrivo al cartello Green Carts B&B fisicamente annientato.

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Prima di trascinarmi in doccia rimango seduto in un immobile silenzio per circa mezz’ora.

Pian piano i dolori fisici e le difficoltà deambulatorie lasciano spazio alla soddisfazione per aver portato a termine un tappone così lungo e psicologicamente complicato.

Per cena ritrovo nella cucina comune del B&B Sergio e Javier, oltre ad una coppia di Olandesi che sta percorrendo la ciclabile 72 (Hadrian’s cicleway) da costa a costa. Si perchè qui le ciclabili hanno un numero come le autostrade, e sono anche dotate di proprie indicazioni segnaletiche, non come in Italia in cui non sono altro che delle ridicole parentesi a lato delle strade principali. Terra meravigliosa la nostra, brutto Paese.

Lei mi dice che è piuttosto provata soprattutto dagli ultimi km di salita. Te credo! No sta dirmeo a mi.

Tutti e cinque racimoliamo e condividiamo quanto abbiamo con noi di commestibile mettendo così in piedi una cena piuttosto soddisfacente: buste tipo Knorr ma molto meno buone, pane e affettati, formaggi, dolcetti e l’immancabile the.

Anche questa sera la TV è sintonizzata sui giochi olimpici di Rio il che ci da lo spunto per parlare di quali sport vanno per la maggiore nei nostri Paesi d’origine. Io e gli Spagnoli dobbiamo nostro malgrado ammettere che da noi esiste solo il calcio, e che non c’è visibilità per altri sport considerati “minori”. Per gli Olandesi lo sport di punta è invece il ciclismo e allora mi viene in mente che una band italiana che amo ha dedicato un pezzo meraviglioso ad un ciclista olandese. Una storia che neanche farlo apposta parla di fatica, sofferenza e impazienza.

Ed è con questo pezzo che li saluto e mi ritiro, non con poca difficoltà, nel mio giaciglio per la notte.

TULIPANI – Offlaga Disco Pax

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