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Ma quando arrivano le tartarughe?

Dia 6 – domenica 9 agosto 2015

Al nostro risveglio ci accorgiamo ben presto che la serata passata a giocare a quello che sembrava “uno de quei quiz presentà da Enrico Papi” (Nic dixit),
aveva lasciato degli evidenti segni sui nostri volti, ma sopratutto sui nostri aliti mattutini.
Tuttavia a sconvolgerci non sono le poche ore di sonno o le diverse tazze di Flor de Caña della sera prima, bensì il lago di sudore nel quale tutti ci siamo risvegliati (ad eccezione di Lara naturalmente, che non è fisicamente capace di sudare).
Ben presto raggiungiamo la consapevolezza unanime che la responsabilità di questa calura notturna è di Nic, che nel sonno ha deliberatamente deciso di spegnere il ventilatore che dava ossigeno alla nostra camera.
Una camera, cinque persone, clima tropicale e un ventilatore spento.
Subito accusato e coperto di giudizi (come peraltro spesso gli capita), il sonnambulo dispettoso prova fin da subito a negare il proprio coinvolgimento fino a quando, messo alle strette, non decide di abbandonare le deboli difese e di confessare le proprie colpe.
Le ragioni del folle gesto non ci verranno mai fornite.

La breve inquisizione ci ha messo appetito, e decidiamo di sperimentare un desayuno alternativo: questa mattina dolce.
Ordiniamo, e a ciascuno viene servito un pancake alto due dita e grande come una pizza, guarnito con del leggerissimo burro immerso in quello che ha tutta l’aria di essere succo d’acero.
La prima metà va giù che è una meraviglia, l’altra mezza pizza rende necessario accompagnare ogni boccone ad abbondanti sorsi di jugo de naranja.Terminiamo la colazione, raccogliamo la nostra attrezzatura da spiaggia (v. la descrizione di Lara al Dia 5) e in preda all’acetone ci dirigiamo alla Playa El Coco.

Come ormai da tradizione facciamo una breve sosta a salutare Anita, recuperiamo i suoi ospiti Francesca e Nick, e saliamo tutti e sette a bordo del nuovo bolide di Fra.
A differenza di ieri, il buon Veneto oggi non ci farà compagnia.
Prima di giungere a destinazione, facciamo una breve sosta a La Flor, la spiaggia dove – se saremo fortunati – potremo assistere al ritorno di migliaia di tartarughe per la deposizione delle uova.
Cerchiamo di capire dai responsabili del posto se qualche tartaruga sia stata avvistata al largo, ma le risposte che ci vengono fornite sono piuttosto evasive.
Per questa ragione nel corso della giornata solleciteremo più volte Fra a chiamare la riserva naturale di La Flor per tenerci costantemente aggiornati sull’arrivo dei tanto attesi animali.
Chiaramente questa cosa non ha assolutamente infastidito la nostra guida.

Dopo la breve tappa, raggiungiamo Playa El Coco.
La spiaggia è magnifica, una distesa di sabbia finissima raccolta tra due lunghe braccia verdi che si immergono nell’oceano; alle nostre spalle solamente alberi.

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Il sole da queste parti si fa sentire in tutta la sua intensità. Forse sarà anche perché, tra una colazione e una sosta, arriviamo in spiaggia per l’ora di pranzo, l’orario più indicato dai dermatologi di tutto il mondo.
Per questo motivo cerchiamo riparo all’ombra di alcuni alberi. In verità, più che sotto agli alberi, l’unica ombra che siamo riusciti a trovare era sotto alle amache che vi erano appese. Ma non è il momento di essere schizzinosi.
Il tempo di posare gli asciugamani e Nic è già addormentato, mentre noi interrompiamo le lunghissime sessioni di ozio con alcuni bagni in mare e con chiacchiere a voce altissima per sovrastare il russare di Nic.
Ad un certo punto Jacopo reclama la nostra attenzione per condividere alcuni avvistamenti all’orizzonte: delle grosse macchie nere sembrano rapidamente emergere e immergersi nuovamente in acqua…o perlomeno questo è ciò che sostiene di aver visto.
Forse delle balene, o forse la conferma che il sole da queste parti picchia molto forte in testa.
Resta il fatto che decideremo in seguito di non ritornare mai più sull’argomento.
Nonostante l’orario sia ormai propizio, non ci sentiamo ancora pronti a pranzare, così pensiamo di stimolare l’appetito con della sana attività fisica: ci mettiamo in riva al mare e iniziamo a dare spettacolo con il frisbee.
Il richiamo dello sport è fortissimo, e anche Nic non può evitare di svegliarsi per unirsi a noi. Nonostante il forte vento e la nostra scarsa pratica la prestazione è eccezionale, e con l’aiuto di Nic riusciamo a raggiungere il record di giornata di passaggi consecutivi: 3.
A questo punto, stremati dai 17 minuti di esercizio fisico, è decisamente giunto il momento di procacciarci del cibo. Ci rechiamo all’unico bar della zona e ordiniamo degli squisiti sandwich de marisco.

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Dopo pranzo, il copione del pomeriggio rimane sostanzialmente lo stesso, ad eccezione del faticoso giuoco del frisbee…c’è chi chiacchiera (noi tutti), c’è chi dorme (Nic) e c’è chi fuma (Fra).
Tra una parola e l’altra ci accorgiamo di come Fra sembri disinteressato all’arrivo delle tartarughe, così pensiamo bene di ricordargli di chiamare la riserva di La Flor.
La richiesta non lo fa molto felice, ma nonostante tutto Fra dimostra di comprendere la nostra eccitazione, e senza perdere la compostezza che lo contraddistingue si rivolge a noi dicendoci: “caspita ragazzi, comprendo il vostro entusiasmo per le tartarughe, ma in ogni caso dobbiamo attendere la sera. Comunque la vostra insistenza mi rende felice, è non mi è affatto di disturbo.
Forse le testuali parole non erano precisamente le stesse, ma il tenore del messaggio era circa lo stesso.12091361_10153337253723795_4631573452932441566_o.jpg
Ci mettiamo (momentaneamente) l’animo in pace, ordiniamo alcune birre e ci godiamo la romantica visione del cielo che inizia a tingersi d’oro, e del sole che lentamente scompare alle spalle degli scogli.
Jacopo e Francesca iniziano la loro caccia all’instagram definitivo, impartendoci delle preziose lezioni sull’importanza dell’uso dell’hashtag perfetto. Non sembrano essere completamente concordi su tutto, ma come mamma e papà che non vogliono farsi vedere mentre litigano, sembrano trovarsi d’accordo nel più classico dei #sunset.
Non ricordo bene, ma a questo punto forse anche Nic si è risvegliato, ma non ci giurerei.

La visione del tramonto ci ha fatto ricordare di essere particolarmente emotivi, e che la visione delle tartarughe potrebbe farci provare delle emozioni irripetibili.
Ricordiamo ancora una volta a Fra che ha una telefonata in sospeso, e a questo punto la sua risposta ci sorprende: “D’accordo ragazzi, mi avete convinto, telefono volentieri alla riserva naturale!
Le notizie purtroppo non sono delle migliori, non sono state avvistate tartarughe.
Decidiamo di tornare comunque a La Flor, ed effettivamente in spiaggia purtroppo non vediamo alcun animale, ad eccezione di alcuni turisti che passeggiano lungo la spiaggia facendosi luce con delle torce elettriche, nella vana speranza di inciampare su qualche tartaruga che abbia optato per le partenze intelligenti per deporre in totale solitudine.
Noi – purtroppo o per fortuna – non siamo dotati di altrettanta fede (o pazienza), perciò abbandoniamo la spiaggia.
Prima di salire in macchina però Fra, commosso dai nostri volti affranti, decide di intercedere con le “guardie forestali” di La Flor, convincendoli a concederci la visione di alcuni cuccioli di tartaruga.
Veniamo accompagnati alla “casa” del guardiano, dove tutto attorno a noi il pavimento è coperto di sacchi di sabbia, ciascuno identificato con una data.
Ci viene spiegato che si tratta di sabbia che viene raccolta quasi quotidianamente nel periodo della deposizione, assieme alle prime uova della stagione.
L’intento è quello di tutelare la riproduzione delle tartarughe, proteggendo le uova deposte dalla facile razzia dei predatori.
467.JPGCi viene poi mostrato un piccolo recipiente dove sono contenute alcune piccolissime tartarughe nate il giorno prima. Dopo averci chiesto con insistenza se avevamo le mani pulite e non contaminate da creme o detergenti, ci viene concesso di tenere i piccoli tra le mani, pur tra mille raccomandazioni di non stringere la presa e, ovviamente, di non lasciarli cadere a terra.

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Fra ci spiega come la “questione tartarughe” negli ultimi anni abbia iniziato a diventare argomento sensibile nel Paese.
Nonostante ogni anno sulla sola spiaggia di La Flor si riversino migliaia di tartarughe, le quali depositano complessivamente decine di migliaia di uova, la riproduzione della specie è seriamente minacciata dai predatori famelici di uova.
Suscita un certo stupore pensare che tra questi il principale è l’uomo, motivo per il quale, al tempo della nostra visita, il Nicaragua risulta essere l’unico Paese del Centro America ad aver vietato in maniera assoluta e in qualsiasi periodo dell’anno il consumo di uova di tartaruga.
Prima di salutarci, il Signore delle tartarughe, dispiaciuto per la nostra visita sfortunata, ci infonde un briciolo di speranza, dicendoci come la deposizione delle uova fosse prevista effettivamente per quella settimana, invitandoci a chiamare nei giorni seguenti per monitorare la situazione degli arrivi.
La notizia rende entusiata Fra, al quale non mancheremo di sollecitare le telefonate alla riserva.
Saliamo in macchina per fare ritorno verso casa; l’orologio di bordo segna quasi le 22:00. Le tartarughe ci hanno fatto perdere la cognizione del tempo, e la visione dell’orologio ci ricorda che dobbiamo nutrirci. I nostri stomaci danno inizio a una sinfonia di gorgoglii.
Su insistenza dei nostri amici locali, ci facciamo convincere a scegliere un ristorante italiano. Non ricordo il nome del locale, fatto stà che abbiamo mangiato pastasciutta. In Nicaragua.
A onor del vero i piatti non erano pessimi (per esser fuori dall’Italia) ma comunque lontani anni luce da ciò a cui siamo abituati nel Belpaese. Anche in termini di prezzo.
Fra ordina del vino, rosso o bianco non fa molta differenza. L’importante è che ci sia un tappo da poter annusare per simulare raffinatezza e incutere timore allo sventurato cameriere.
Ad accompagnare la nostra cena non è il solito impianto audio del locale; questa volta ad allietare la serata è il karaoke del locale accanto. Al microfono si esibisce una voce rotta dall’alcool e tendente allo stonato, tutte caratteristiche che ci fanno pensare ad un’esibizione del nostro amico Luigi Dell’Ostello, sindaco di fatto di San Juan del Sur.
Terminata la cena è ora di fare ritorno a casa, ma non prima di aver fatto l’immancabile sosta per gli acquisti: Rum e Hielo in quantità sufficiente per un reggimento.
Nel frattempo Fra rovista tra la spazzatura alla ricerca di qualche tappo di sughero da annusare.
Dopo aver riaccompagnato Francesca e Nick da Anita per la notte, la nostra serata è proseguita com’è facilmente immaginabile. Tranne per Nic, che ha deciso di anticiparci tutti andando subito a letto, spiegandoci a fatica di come il sole lo stanchi oltremodo. Col senno di poi, sarebbe stato meglio se avesse approfittato un po’ del tempo in spiaggia per fare almeno un riposino.
Dopo esserci scambiati una buona notte al sabor de Flor de Caña, diamo inizio alla processione per la tolettatura e, infine, ci mettiamo anche noi a letto, sognando di poter vedere qualche tartaruga il giorno seguente. Sempre se Fra non si dimentica di telefonare. Meglio ricordarglielo….

 

Nicola

 

La lamentela di Nic”: La pasta all’arrabbiata costa più che in Italia e la fa cagare.”
La raccomandazione di (mamma) Fra”: Annusate sempre il tappo. E’ la parte più buona del vino.

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Boom, boom, boom, boom!

Dia 5 – sabato 8 agosto 2015

L’eccitazione di essere al mare e vedere l’oceano Pacifico nica non sarà sufficiente a farci svegliare ad orari decenti… anche l’Universo ci mette del suo, e nelle prime ore del mattino fa partire un acquazzone incredibile (o almeno così è sembrato nel dormiveglia). Che se da un lato mi fa svegliare di soprassalto per il rumore delle gocce che cadono violente sulla nostra baracca di legno e lamiere, dall’altro rinfresca e ristora l’aria della stanza. E la presenza dei miei 4 compagni di viaggio dal sonno post-rum diventa quasi rassicurante.

Non riesco tuttavia ad ignorare l’ennesimo terremoto cigolante provocato dal caro Nicola B. che si rigira sul letto sopra il mio. Sono le 5 del mattino circa, e come di consueto Nicola B. riceve la chiamata alla tazza. A quanto pare in tutti gli anni in cui ha vissuto tra sud e centro America ha mantenuto inalterato il bioritmo… al punto che ovunque si trovasse poteva contare sul fatto che alle ore 12.00 italiane avrebbe avuto bisogno di un bagno. Incredibile eh? Un uomo condannato quindi in Nicaragua a svegliarsi ogni mattina alle 5 (8 le ore di fuso). E stavolta noi con lui. La luce già entrava dalle fessure delle pareti; il che mi ha permesso di apprezzare in tutto e per tutto la sua discesa dal letto. Vedo spuntare inizialmente due piedi all’ingiù – evidentemente era messo di pancia – all’altezza della scaletta che avrebbe dovuto guidarlo a terra. A quel punto inizia una sorta di danza sinuosa, per allungarsi e sporgere dal letto, a metà tra un bruco e un serpente. Il letto fa un rumore che non vi dico, Nicola B. borbotta finché non vedo spuntare pressoché metà del suo corpo, ormai pronto a calarsi dalla scaletta per scendere. Le parole non riusciranno mai a rendere giustizia alla comicità della scena, io esplodo in una risata fragorosa, Nicola F. si vede tutta la sequenza dall’alto del suo altro letto a castello e Jacopo, che gli dorme sotto, inizia ad inveire per tutto il rumore che c’è nella stanza. Ahahahahaahhah!

Nicola B. finalmente può chiudersi in bagno e noi rigirarci sull’altro fianco del letto e tornare a dormire.

Intorno alle 10 gli occhietti di tutti noi sono ormai aperti. Fra con la scusa di dover andare a prendere Veneto dall’amica Anita che in questi giorni lo ospita, occupa immediatamente il bagno per farsi la doccia. Il che ci vede costretti ad andare a fare colazione senza nemmeno passare per una lavata di faccia.

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Quando arriviamo al baretto dell’ostello apprendo la lieta notizia che a quell’ora non sono più disponibili le varie colazioni che di solito propongono… e che l’unico desajuno rimasto è il piatto di uova e gallo pinto (il riso con fagioli di cui già parlammo qualche giorno fa). Jacopo e Nicola F. hanno praticamente le lacrime agli occhi dalla gioia. Mentre un’integralista della colazione dolce come me non può che… decidere che è arrivato il momento di sdoganare il buongiorno con le uova!

…Sarà l’ultima volta 🙂

Nicola B. nel frattempo ha ricevuto la notizia dalla sua inquilina Francesca che lei e l’amico americano Nicholas (ci mancava un altro Nich!) sono arrivati e li va ad accogliere. Nel frattempo Fra esce finalmente dal bagno e tra un caffè, un succo di frutta, un paio di uova all’occhio di bue, una bella porzione di gallo pinto e qualche crostino di pane ciascuno, riusciamo a prepararci tutti.

La playa ci aspetta!

Inguardabili come non mai Nicola B. e Jacopo ed i loro effetti personali. Jacopo arriverà a chiedere a Nicola B. di tenergli le sue cose nel sacchettino di plastica recuperato per caso. E che per tutto il giorno poi dovremo stare attenti a non confondere con un sacchetto della monnezza, con annesso lancio nel cestino. Ahahahhahaah sfiorata la tragedia più e più volte.

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Raggiungiamo Fra da Anita e rimaniamo immediatamente esterrefatti dalla splendida casa in cui vive. Una villa rialzata tutta di legno, soppalcata, con tende, amache e divanetti dappertutto, un bel giardino e un grande tavolo in pieno soggiorno cui lei ci invita a sedere. Anita ha visto nascere Veneto e gli è super affezionata… pur se vederlo la costringe ad avere a che fare anche con Fra.

In quei giorni tra l’altro le era stato affidato un cucciolo meticcio piiiiiiccolo neeeeeeero e belliiiiiiiiissimo. Irresistibile! Jacopo non perde occasione per farsi immortalare con il piccoletto, già pregustando i cuori che avrebbe raccimolato pubblicandola su Instagram 😉

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E la “sosta breve da Anita”, così breve non fu.

Finalmente operativi carichiamo Veneto nel bagagliaio e partiamo; destinazione: Playa Hermosa! Francesca e Nicholas vanno in taxi e li beccheremo direttamente là.

20 minuti di strada sterrata in mezzo alla foresta: sobbalzi nostri, Veneto che si ritrova più volte a volare da una parte all’altra del bagagliaio con gli occhi imploranti di chi dice “bastaaaaaa” e Fra impettito e orgoglioso delle sue doti di guida safari. Fortuna non avevamo mangiato pesante…

Da viaggiatori infaticabili quali siamo, io Nicola F. e Jacopo siamo già proiettati al futuro. E sapendo di dover partire per le Corn Islands nella notte del lunedì, la stessa del  rientro da San Juan del Sur, cerchiamo di fare chiarezza su un paio di punti rimasti vaghi:

1. Ma per Corn Island dobbiamo prenotare?

2. Ma lunedì per che ora torniamo?

Fra è evasivo.

Lo spettacolo che vediamo all’arrivo è di quelli che ti fanno aprire gli occhi per vedere di più e per fare il carico di più bellezza possibile. Una grande baia bianca profonda; alla spalle una cornice di alberi e vegetazione di un verde brillante e vivido, quasi a darti quel senso di raccolto, di protezione, di “spalle coperte”…

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dall’altro lato l’oceano, sconfinato più che mai, a dirti che no, raccolto non sei. E che davanti a te si apre un mondo.

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Sono le ore tipicamente consigliate per esporsi al sole. Mezzogiorno poco più. Ci appostiamo all’ombra tra tronchi e amache, ci farciamo per bene di protezione solare e ci abbandoniamo al relax più totale. Nicola B. inizierà immediatamente la sua lunga maratona di pisolini.. perché sì, a quanto pare il mare gli mette sonno. Tantissimo sonno!

Faccio un giro di ricognizione e scopro che affittano tavole da surf, e che si possono fare lezioni di surf per 10$, attrezzatura inclusa. Il simpatico mr nica cui chiedo informazioni mi dice che in quel momento tutte le tavole sono fuori (in effetti, siamo praticamente a metà giornata) e che se siamo interessati alle lezioni ci possiamo ripresentare alle 13.30.

Torno entusiasta dai soliti compagni di sventura. Già ci vediamo cavalcare le onde, vento tra i capelli e i Beach Boys nella testa

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Nicholas a quanto pare con il surf ci sa proprio fare, e Francesca ne approfitta per farsi insegnare. Aspettando le 13.30 noi si va a fare un bagnetto. Contro ogni aspettativa l’acqua non è affatto fredda. E le onde sono alte quel che basta per non aver più voglia di uscire 🙂

Quando ormai siamo a rischio insolazione decidiamo di cimentarsi nell’antica arte del frisbee. E per l’occasione anche Nicola B. esce dal letargo.

Abbiamo uno spazio enorme tutto per noi, ma a quanto pare l’aria – e più spesso ancora il tocco aggraziato di Nicola B. – non ci permette di superare i 3 tiri di fila. Proviamo a spostarci. Ad avvicinarci. Ad allontanarci. Scarsi risultati.

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A questo punto sono le 13.30. E come scolaretti alla loro prima gita ci dirigiamo al punto d’incontro per la scuola di surf. 5, 10, 15 minuti. Il simpatico mr nica ci dice che ancora non sono rientrate le tavole. E di aspettare le 15. Ci guardiamo sconsolati e cerchiamo di capire se ci può dare qualche certezza o no. La risposta è no.

Tornati alla base riprendiamo con Fra un certo discorso:

1. Ma per Corn Island dobbiamo prenotare?

2. Ma lunedì per che ora torniamo?

Fra resta evasivo.

Io e Nicola F. decidiamo di ingannare l’attesa accompagnandolo un po’ più in là rispetto alla zona “attrezzata”, così finalmente anche Veneto se la poteva spassare senza guinzaglio. Vederlo correre incontro all’acqua per recuperare i bastoncini di legno che gli lanciamo è stra divertente. È davvero adorabile, e insieme lui e Fra fanno quasi un non so che di tenerezza. Sì, i cani fanno miracoli 🙂

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Tornando dagli altri, Fra si sofferma a riva e raccoglie qualcosa. IMG_1229Si avvicina, mi dice di aprire la mano e mi lancia sul palmo un qualcosa mai visto prima, che tra l’altro fa pure un po’ di impressione. Placa subito il mio panico dicendo che si tratta del “dollaro di mare”, famiglia delle stelle marine. É tondo e piatto, con delle fessure a raggio che si aprono e chiudono a ritmo del suo respiro; e sui bordi frastagliati si muovono velocissime ma impercettibilmente le “zampette” di cui è composto. Sento punzecchiare pianissimo sulla mano, ma al contempo vedo che il dollaro “cammina” è una sensazione stranissima, ma una figata! Dobbiamo assolutamente mostrarlo anche Ciube. Lo porto con me, rinfrescandolo di tanto in tanto per il terrore che senza acqua si seccasse.

Sollazziamo e bagnettiamo ancora un po’. Alle 15 circa atto finale del tentativo scuola di surf. L’insopportabile mr nica ce la mena per l’ennesima volta, dicendo che niente da fare, l’unica è tornare l’indomani. Ma noi l’indomani non ci saremo 🙂

Sonori *@#]¬+*+%$/ e tanti saluti. Noi si torna alla nostra vita da spiaggia. Altri bagni. Musica in cuffia. Libri. E tante chiacchiere.

Al primo cenno rosato nel cielo il richiamo dell’aperitivo è fortissimo. Anche per Nicola B., che rinverrà al grido di “Che stufo che son, ‘ndaria in montagna”. La Toña a quel punto ci avrà, più volte. Il tramonto è spettacolare, inevitabile sedersi comodi ed apprezzarne ogni sfumatura. Le foto si sprecano. Ciube ha bisogno di una connessione. E di una risposta alle domande:

1. Ma per Corn Island dobbiamo prenotare?

2. Ma lunedì per che ora torniamo?

Fra… RISPONDICIIIIIIII

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In men che non si dica ci troviamo nel buio più pesto che c’è. E ci pare il caso di evitare il taxi a Francesca e Nicholas. Torniamo in paese in 7 + Veneto, un tripudio di carpooling. Tappa Anita per salutare il nostro peloso e docce per tutti. Profumati e ripuliti Fra ci porta a mangiare pesce al Timon, che a quanto pare è tra i posti che non deludono. Non c’è che dire, ordiniamo un menù fisso tutti insieme e le portate che arrivano sono una meglio dell’altra, e pure abbondanti.

Scopriremo in questa occasione che Fra oltre a sbraitare ordini alla Rosita ama anche terrorizzare i camerieri dei ristoranti con i suoi giudizi taglienti in materia di vino. Pazzesco, gli siamo così amici e nessuno di noi sapeva fosse anche un sommelier! Non si finisce mai di conoscere i propri cari.

L’unico che trova sempre qualcosa da ridire xe el solito Nich B., che stavolta se la prende con le porzioni “Ma perché se semo in 8 i se ostina a portarce pezzi in numero dispari??” Ahahaahahhah che cazzo di incontentabile!

Già che siamo lì tranquilli, approfittiamo per chieder a Fra un paio di cose:

1. Ma per Corn Island dobbiamo prenotare?

2. Ma lunedì per che ora torniamo?

Fra ci manda ufficialmente in ****. Ma non sarà nemmeno l’ultima volta!

Giunti quasi al capolinea delle portate e della sazietà, capita che un gruppo di americani sconosciuti si aggreghi al nostro tavolo. Ci dev’essere stato uno/a di loro amico/a di Francesca o Nicholas, fatto sta che nessuno di noi tre è riuscito a ricostruire i fatti. E siccome la cucina era già chiusa e loro dovevano ancora cenare, abbiamo condiviso con loro più o meno coscientemente gli ultimi avanzi di cena. Preso da un incontenibile momento di patriottismo, Jacopo decide di iniziare questi nuovi amici alla pratica tipicamente italiana della scarpetta; che per l’occasione diventa “little shoe”… Ahahhaahhaaha non lo si può proprio sentire!

Siamo azzimi (nel senso di ultra-sazi, è nostro uso ormai da tempo immemorabile utilizzare del tutto impropriamente questa parola..) e per continuare la serata decidiamo di dare una seconda possibilità all’iguana bar, che pare essere il centro della movida di San Giovanni del Sud. Giro di amari e di whisky, capocciata su una grondaia di Jacopo, incontro con Luìs (il gestore dell’ostello leggermente sopra le righe…) in condizioni indescrivibili… risultato: cambio bar!

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Ci infiliamo in un altro locale al grido di “Flor de Caña per tutti!”. La solita salsa è nell’aria, e Fra decide improvvisamente di rapirmi e farmi fare un giro in pista. L’unico modo che adeguato per descrivermi in questo momento è “a mio agio”. Fatta anche questa, a questo punto mi sento una di loro!

Al banco ci forniscono tutto l’occorrente: bottiglie di rum e di cola. In un baracchino sulla strada per l’ostello procuriamo un sacchettone di cubetti di ghiaccio. Ci appostiamo con tutto l’occorrente nei tavolini fuori dall’ostello, solo noi e il panorama notturno sul mare. E chi c’ammazza annnnoi?

In un impeto di adolescenza viene proposto il gioco 1-2-3 boom; in sostanza si inizia a contare e in ordine di sedia ognuno dice il numero progressivo che gli corrisponde. E in corrispondenza dei multipli di 3 e dei numeri contenenti un 3 va detto boom. Chi sbaglia beve.

L’idea non esalta, ma non viene nemmeno boicottata. E si comincia. Se non che in un lampo di genio Jacopo non fa partire per ogni “boom” mancato la hit anni ’90 dei Vengaboys “Boom boom boom boom!”

E il delirio ha inizio. Demenza collettiva, lacrime agli occhi e eterna riconoscenza agli anni ’90. Che anche nel trash hanno raggiunto livelli altissimi.

Ci corichiamo alle 3 suppergiù anche oggi.

Speriamo che Nich non si svegli (e non ci svegli) tra 2 ore

Lara

 

La raccomandazione di (mamma) Fra”: ragazzi, vi siete messi la crema solare vero? Che sto qua no xe mia el sole de sottomarina!

La lamentela di Nic”: dopo aver dormito in spiaggia tutto il santo giorno: Che stufo che son, ‘ndaria in montagna.

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