Dia 5 – sabato 8 agosto 2015
L’eccitazione di essere al mare e vedere l’oceano Pacifico nica non sarà sufficiente a farci svegliare ad orari decenti… anche l’Universo ci mette del suo, e nelle prime ore del mattino fa partire un acquazzone incredibile (o almeno così è sembrato nel dormiveglia). Che se da un lato mi fa svegliare di soprassalto per il rumore delle gocce che cadono violente sulla nostra baracca di legno e lamiere, dall’altro rinfresca e ristora l’aria della stanza. E la presenza dei miei 4 compagni di viaggio dal sonno post-rum diventa quasi rassicurante.
Non riesco tuttavia ad ignorare l’ennesimo terremoto cigolante provocato dal caro Nicola B. che si rigira sul letto sopra il mio. Sono le 5 del mattino circa, e come di consueto Nicola B. riceve la chiamata alla tazza. A quanto pare in tutti gli anni in cui ha vissuto tra sud e centro America ha mantenuto inalterato il bioritmo… al punto che ovunque si trovasse poteva contare sul fatto che alle ore 12.00 italiane avrebbe avuto bisogno di un bagno. Incredibile eh? Un uomo condannato quindi in Nicaragua a svegliarsi ogni mattina alle 5 (8 le ore di fuso). E stavolta noi con lui. La luce già entrava dalle fessure delle pareti; il che mi ha permesso di apprezzare in tutto e per tutto la sua discesa dal letto. Vedo spuntare inizialmente due piedi all’ingiù – evidentemente era messo di pancia – all’altezza della scaletta che avrebbe dovuto guidarlo a terra. A quel punto inizia una sorta di danza sinuosa, per allungarsi e sporgere dal letto, a metà tra un bruco e un serpente. Il letto fa un rumore che non vi dico, Nicola B. borbotta finché non vedo spuntare pressoché metà del suo corpo, ormai pronto a calarsi dalla scaletta per scendere. Le parole non riusciranno mai a rendere giustizia alla comicità della scena, io esplodo in una risata fragorosa, Nicola F. si vede tutta la sequenza dall’alto del suo altro letto a castello e Jacopo, che gli dorme sotto, inizia ad inveire per tutto il rumore che c’è nella stanza. Ahahahahaahhah!
Nicola B. finalmente può chiudersi in bagno e noi rigirarci sull’altro fianco del letto e tornare a dormire.
Intorno alle 10 gli occhietti di tutti noi sono ormai aperti. Fra con la scusa di dover andare a prendere Veneto dall’amica Anita che in questi giorni lo ospita, occupa immediatamente il bagno per farsi la doccia. Il che ci vede costretti ad andare a fare colazione senza nemmeno passare per una lavata di faccia.
Quando arriviamo al baretto dell’ostello apprendo la lieta notizia che a quell’ora non sono più disponibili le varie colazioni che di solito propongono… e che l’unico desajuno rimasto è il piatto di uova e gallo pinto (il riso con fagioli di cui già parlammo qualche giorno fa). Jacopo e Nicola F. hanno praticamente le lacrime agli occhi dalla gioia. Mentre un’integralista della colazione dolce come me non può che… decidere che è arrivato il momento di sdoganare il buongiorno con le uova!
…Sarà l’ultima volta 🙂
Nicola B. nel frattempo ha ricevuto la notizia dalla sua inquilina Francesca che lei e l’amico americano Nicholas (ci mancava un altro Nich!) sono arrivati e li va ad accogliere. Nel frattempo Fra esce finalmente dal bagno e tra un caffè, un succo di frutta, un paio di uova all’occhio di bue, una bella porzione di gallo pinto e qualche crostino di pane ciascuno, riusciamo a prepararci tutti.
La playa ci aspetta!
Inguardabili come non mai Nicola B. e Jacopo ed i loro effetti personali. Jacopo arriverà a chiedere a Nicola B. di tenergli le sue cose nel sacchettino di plastica recuperato per caso. E che per tutto il giorno poi dovremo stare attenti a non confondere con un sacchetto della monnezza, con annesso lancio nel cestino. Ahahahhahaah sfiorata la tragedia più e più volte.
Raggiungiamo Fra da Anita e rimaniamo immediatamente esterrefatti dalla splendida casa in cui vive. Una villa rialzata tutta di legno, soppalcata, con tende, amache e divanetti dappertutto, un bel giardino e un grande tavolo in pieno soggiorno cui lei ci invita a sedere. Anita ha visto nascere Veneto e gli è super affezionata… pur se vederlo la costringe ad avere a che fare anche con Fra.
In quei giorni tra l’altro le era stato affidato un cucciolo meticcio piiiiiiccolo neeeeeeero e belliiiiiiiiissimo. Irresistibile! Jacopo non perde occasione per farsi immortalare con il piccoletto, già pregustando i cuori che avrebbe raccimolato pubblicandola su Instagram 😉
E la “sosta breve da Anita”, così breve non fu.
Finalmente operativi carichiamo Veneto nel bagagliaio e partiamo; destinazione: Playa Hermosa! Francesca e Nicholas vanno in taxi e li beccheremo direttamente là.
20 minuti di strada sterrata in mezzo alla foresta: sobbalzi nostri, Veneto che si ritrova più volte a volare da una parte all’altra del bagagliaio con gli occhi imploranti di chi dice “bastaaaaaa” e Fra impettito e orgoglioso delle sue doti di guida safari. Fortuna non avevamo mangiato pesante…
Da viaggiatori infaticabili quali siamo, io Nicola F. e Jacopo siamo già proiettati al futuro. E sapendo di dover partire per le Corn Islands nella notte del lunedì, la stessa del rientro da San Juan del Sur, cerchiamo di fare chiarezza su un paio di punti rimasti vaghi:
1. Ma per Corn Island dobbiamo prenotare?
2. Ma lunedì per che ora torniamo?
Fra è evasivo.
Lo spettacolo che vediamo all’arrivo è di quelli che ti fanno aprire gli occhi per vedere di più e per fare il carico di più bellezza possibile. Una grande baia bianca profonda; alla spalle una cornice di alberi e vegetazione di un verde brillante e vivido, quasi a darti quel senso di raccolto, di protezione, di “spalle coperte”…
dall’altro lato l’oceano, sconfinato più che mai, a dirti che no, raccolto non sei. E che davanti a te si apre un mondo.
Sono le ore tipicamente consigliate per esporsi al sole. Mezzogiorno poco più. Ci appostiamo all’ombra tra tronchi e amache, ci farciamo per bene di protezione solare e ci abbandoniamo al relax più totale. Nicola B. inizierà immediatamente la sua lunga maratona di pisolini.. perché sì, a quanto pare il mare gli mette sonno. Tantissimo sonno!
Faccio un giro di ricognizione e scopro che affittano tavole da surf, e che si possono fare lezioni di surf per 10$, attrezzatura inclusa. Il simpatico mr nica cui chiedo informazioni mi dice che in quel momento tutte le tavole sono fuori (in effetti, siamo praticamente a metà giornata) e che se siamo interessati alle lezioni ci possiamo ripresentare alle 13.30.
Torno entusiasta dai soliti compagni di sventura. Già ci vediamo cavalcare le onde, vento tra i capelli e i Beach Boys nella testa
Nicholas a quanto pare con il surf ci sa proprio fare, e Francesca ne approfitta per farsi insegnare. Aspettando le 13.30 noi si va a fare un bagnetto. Contro ogni aspettativa l’acqua non è affatto fredda. E le onde sono alte quel che basta per non aver più voglia di uscire 🙂
Quando ormai siamo a rischio insolazione decidiamo di cimentarsi nell’antica arte del frisbee. E per l’occasione anche Nicola B. esce dal letargo.
Abbiamo uno spazio enorme tutto per noi, ma a quanto pare l’aria – e più spesso ancora il tocco aggraziato di Nicola B. – non ci permette di superare i 3 tiri di fila. Proviamo a spostarci. Ad avvicinarci. Ad allontanarci. Scarsi risultati.
A questo punto sono le 13.30. E come scolaretti alla loro prima gita ci dirigiamo al punto d’incontro per la scuola di surf. 5, 10, 15 minuti. Il simpatico mr nica ci dice che ancora non sono rientrate le tavole. E di aspettare le 15. Ci guardiamo sconsolati e cerchiamo di capire se ci può dare qualche certezza o no. La risposta è no.
Tornati alla base riprendiamo con Fra un certo discorso:
1. Ma per Corn Island dobbiamo prenotare?
2. Ma lunedì per che ora torniamo?
Fra resta evasivo.
Io e Nicola F. decidiamo di ingannare l’attesa accompagnandolo un po’ più in là rispetto alla zona “attrezzata”, così finalmente anche Veneto se la poteva spassare senza guinzaglio. Vederlo correre incontro all’acqua per recuperare i bastoncini di legno che gli lanciamo è stra divertente. È davvero adorabile, e insieme lui e Fra fanno quasi un non so che di tenerezza. Sì, i cani fanno miracoli 🙂
Tornando dagli altri, Fra si sofferma a riva e raccoglie qualcosa. Si avvicina, mi dice di aprire la mano e mi lancia sul palmo un qualcosa mai visto prima, che tra l’altro fa pure un po’ di impressione. Placa subito il mio panico dicendo che si tratta del “dollaro di mare”, famiglia delle stelle marine. É tondo e piatto, con delle fessure a raggio che si aprono e chiudono a ritmo del suo respiro; e sui bordi frastagliati si muovono velocissime ma impercettibilmente le “zampette” di cui è composto. Sento punzecchiare pianissimo sulla mano, ma al contempo vedo che il dollaro “cammina” è una sensazione stranissima, ma una figata! Dobbiamo assolutamente mostrarlo anche Ciube. Lo porto con me, rinfrescandolo di tanto in tanto per il terrore che senza acqua si seccasse.
Sollazziamo e bagnettiamo ancora un po’. Alle 15 circa atto finale del tentativo scuola di surf. L’insopportabile mr nica ce la mena per l’ennesima volta, dicendo che niente da fare, l’unica è tornare l’indomani. Ma noi l’indomani non ci saremo 🙂
Sonori *@#]¬+*+%$/ e tanti saluti. Noi si torna alla nostra vita da spiaggia. Altri bagni. Musica in cuffia. Libri. E tante chiacchiere.
Al primo cenno rosato nel cielo il richiamo dell’aperitivo è fortissimo. Anche per Nicola B., che rinverrà al grido di “Che stufo che son, ‘ndaria in montagna”. La Toña a quel punto ci avrà, più volte. Il tramonto è spettacolare, inevitabile sedersi comodi ed apprezzarne ogni sfumatura. Le foto si sprecano. Ciube ha bisogno di una connessione. E di una risposta alle domande:
1. Ma per Corn Island dobbiamo prenotare?
2. Ma lunedì per che ora torniamo?
Fra… RISPONDICIIIIIIII
In men che non si dica ci troviamo nel buio più pesto che c’è. E ci pare il caso di evitare il taxi a Francesca e Nicholas. Torniamo in paese in 7 + Veneto, un tripudio di carpooling. Tappa Anita per salutare il nostro peloso e docce per tutti. Profumati e ripuliti Fra ci porta a mangiare pesce al Timon, che a quanto pare è tra i posti che non deludono. Non c’è che dire, ordiniamo un menù fisso tutti insieme e le portate che arrivano sono una meglio dell’altra, e pure abbondanti.
Scopriremo in questa occasione che Fra oltre a sbraitare ordini alla Rosita ama anche terrorizzare i camerieri dei ristoranti con i suoi giudizi taglienti in materia di vino. Pazzesco, gli siamo così amici e nessuno di noi sapeva fosse anche un sommelier! Non si finisce mai di conoscere i propri cari.
L’unico che trova sempre qualcosa da ridire xe el solito Nich B., che stavolta se la prende con le porzioni “Ma perché se semo in 8 i se ostina a portarce pezzi in numero dispari??” Ahahaahahhah che cazzo di incontentabile!
Già che siamo lì tranquilli, approfittiamo per chieder a Fra un paio di cose:
1. Ma per Corn Island dobbiamo prenotare?
2. Ma lunedì per che ora torniamo?
Fra ci manda ufficialmente in ****. Ma non sarà nemmeno l’ultima volta!
Giunti quasi al capolinea delle portate e della sazietà, capita che un gruppo di americani sconosciuti si aggreghi al nostro tavolo. Ci dev’essere stato uno/a di loro amico/a di Francesca o Nicholas, fatto sta che nessuno di noi tre è riuscito a ricostruire i fatti. E siccome la cucina era già chiusa e loro dovevano ancora cenare, abbiamo condiviso con loro più o meno coscientemente gli ultimi avanzi di cena. Preso da un incontenibile momento di patriottismo, Jacopo decide di iniziare questi nuovi amici alla pratica tipicamente italiana della scarpetta; che per l’occasione diventa “little shoe”… Ahahhaahhaaha non lo si può proprio sentire!
Siamo azzimi (nel senso di ultra-sazi, è nostro uso ormai da tempo immemorabile utilizzare del tutto impropriamente questa parola..) e per continuare la serata decidiamo di dare una seconda possibilità all’iguana bar, che pare essere il centro della movida di San Giovanni del Sud. Giro di amari e di whisky, capocciata su una grondaia di Jacopo, incontro con Luìs (il gestore dell’ostello leggermente sopra le righe…) in condizioni indescrivibili… risultato: cambio bar!
Ci infiliamo in un altro locale al grido di “Flor de Caña per tutti!”. La solita salsa è nell’aria, e Fra decide improvvisamente di rapirmi e farmi fare un giro in pista. L’unico modo che adeguato per descrivermi in questo momento è “a mio agio”. Fatta anche questa, a questo punto mi sento una di loro!
Al banco ci forniscono tutto l’occorrente: bottiglie di rum e di cola. In un baracchino sulla strada per l’ostello procuriamo un sacchettone di cubetti di ghiaccio. Ci appostiamo con tutto l’occorrente nei tavolini fuori dall’ostello, solo noi e il panorama notturno sul mare. E chi c’ammazza annnnoi?
In un impeto di adolescenza viene proposto il gioco 1-2-3 boom; in sostanza si inizia a contare e in ordine di sedia ognuno dice il numero progressivo che gli corrisponde. E in corrispondenza dei multipli di 3 e dei numeri contenenti un 3 va detto boom. Chi sbaglia beve.
L’idea non esalta, ma non viene nemmeno boicottata. E si comincia. Se non che in un lampo di genio Jacopo non fa partire per ogni “boom” mancato la hit anni ’90 dei Vengaboys “Boom boom boom boom!”
E il delirio ha inizio. Demenza collettiva, lacrime agli occhi e eterna riconoscenza agli anni ’90. Che anche nel trash hanno raggiunto livelli altissimi.
Ci corichiamo alle 3 suppergiù anche oggi.
Speriamo che Nich non si svegli (e non ci svegli) tra 2 ore
Lara
“La raccomandazione di (mamma) Fra”: ragazzi, vi siete messi la crema solare vero? Che sto qua no xe mia el sole de sottomarina!
“La lamentela di Nic”: dopo aver dormito in spiaggia tutto il santo giorno: Che stufo che son, ‘ndaria in montagna.