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Da Ponte d’Arbia a San Quirico d’Orcia

Venerdì 17 agosto 2012 (mancava solo questo)

Tappa VI – Da Ponte d’Arbia a San Quirico d’Orcia

Lunghezza: 22,3 km (secondo la questura), 26,5 km (secondo il nostro podometro)

Difficoltà: ●●○ (secondo Iljas Tukhvatullin – ora pro nobis)

La sveglia suona poco dopo le sei e raccolte le nostre cose corriamo a far colazione al bar.

Oggi cammineremo fino a San Quirico d’Orcia, ultimo paese toscano prima di attraversare il confine laziale; ne abbiamo fatta di strada… San Miniato alto solo un ricordo… chissà la nostra macchina in un sospetto divieto di sosta… non pensiamoci.

La nostra guida oggi scrive di fare attenzione al traffico veicolare sulla Cassia, dovremo infatti percorrerne un lungo tratto in direzione Roma!

Prima di lasciare Ponte d’Arbia notiamo e ci fermiamo a leggere una targa dedicata a tre martiri dell’antifascismo poco più che ventenni: Armando Fabbri, Faustino Masi e Azelio Pieri ammazzati dai tedeschi durante l’eccidio di Scalvaia.

Noi non dimentichiamo.

tre martirialtri tre martiriPercorriamo il primo tratto in salita in direzione Buonconvento dove attendiamo l’apertura di un supermercato per acquistare acqua, pane e affettato.

Partiti! L'uomo in camicia Toscana ToscanaDa qui in poi proseguiamo su strada asfaltata ignorando qualche bizzarra indicazione della nostra Monica che scrive: “…a metà strada c’è un piccolo mucchio di terra da scavalcare e un cespuglio di ottime more…”

Ma dove?!?!?!!?!?!? Come puoi notare ‘ste cose quando sei esasperato e grondante di sudore?!? Dopo 6 giorni ci sono le pagine corrose dalle gocce maleodoranti!

Proseguiamo sulla Cassia, sperando di accorciare il tragitto ma camminare sull’asfalto con i tir che ti sfiorano lo zaino non è molto piacevole.

Dopo un paio d’ore da incubo arriviamo a Torrenieri dove ci, letteralmente, accampiamo per un paio d’ore all’ombra di una COOP in cui entriamo per trovare un po’ di refrigerio. Troviamo il paradiso in un supermercato.

Ci compriamo addirittura dei gelati. Spettacolo. E chi si muove più da qui?!?

Zingari2 Zingari

Poco dopo siamo raggiunti anche da GIuliana che, questo lo dobbiamo dire, è ancora più esasperata di noi, anche perchè cammina già da una quindicina di giorni. Ci passa davanti senza dire nulla, il passo stanco, trascinato, entra alla Coop, esce poco dopo e si siede accanto a noi; dopo alcuni secondi una domanda:

Giuliana: “Ragazzi avete un cucchiaino?”

Noi: “Beh dai Giuliana siamo tutti stanchi, non è il caso di passare alle droghe pesanti…stai un po’ qui con noi e ne parliamo…”

Giuliana: “cosa avete capito?!?”

In quel mentre estrae dalla tasca consunta dei pantaloncini il miglior antidepressivo del mercato legalizzato: il vasetto di nutella.

Se lo svuota in 14 minuti netti con un cucchiaino che Paolo teneva nello zaino (scopriamo così che Paolo tiene un set di posate d’argento nello zaino, così per portare un pò di peso in più).

Abbiamo la nausea per lei… tutto sommato forse era più salutare una bella pera.

Verso le 14 ci rimettiamo malvolentieri in marcia. Ancora asfalto, ma questa volta siamo sul tratto della vecchia strada consolare ormai abbandonato per la costruzione della variante a scorrimento veloce.

Il podometro segna già 21 km coperti ma San Quirico d’Orcia lo vediamo ancora in lontananza. Grrrrrrrrr. Le imprecazioni smuovono l’atmosfera impregnata di umidità.

Vecchia Cassia Vecchia Cassia Vecchia Cassia Vecchia Cassia Vecchia Cassia Vecchia Cassia

stanchiFacciamo il nostro ingresso a San Quirico d’Orcia attraversando la Porta Senese verso le 16.

Stiamo colando.

San Quirico d'OrciaCiao!!!!!!Qui Il buon Paolo ci saluta. Abbandona la compagnia dell’anello. Deve infatti rientrare a Parigi dove il duro lavoro lo aspetta. In piazza lo sta aspettando lo zio Athos che appena ci vede così sfigurati si interroga con spiccato accento laziale: “ma chivvvaaaffatto fare?!? guardateve… mah…”

Grazie di tutto Paolo! E’ stato un onore camminare e sudare con te!

Grazie per l’ukulele! E’ stato molto d’aiuto avere qualcosa che ci ricordasse le Hawaii in ogni momento del viaggio.

A presto.

Io e John proseguiamo verso la foresteria della parrocchia dove trascorreremo la notte. Conosciamo don Gianni, uno scoppiato che tra una sigaretta e l’altra ci indica i nostri giacigli e ci racconta un po’ della sua vita. E’ senese, della contrada rivale del Montone, ovviamente ci chiede con sarcasmo come stesse suor Ginetta… capiamo che non è il caso di scherzare troppo sul Palio con uno sconfitto!

Dopo la sacrosanta doccia abbiamo il tempo di passeggiare per il paese sorseggiando qua e là delle birre artigianali. Conosciamo una coppia di danesi alla loro seconda tappa francigena: lei è già sull’orlo di una crisi isterica, non crediamo si muoveranno da qui per almeno un paio di giorni.

San Quirico d'OrciaSan Quirico d'OrciaSan Quirico d'OrciaSan Quirico d'OrciaSan Quirico d'Orcia

E’ davanti ad un succulento piatto di Pici al ragù di cinghiale che, in qualità di unici due membri della compagnia rimasti, decidiamo all’unanimità (2 voti su 2) di dedicare l’ultimo giorno del nostro viaggio al relax. Domani infatti non proseguiremo il cammino verso Radicofani, ma prenderemo un autobus che ci riaccompagnerà fino a Siena, da lì un treno per arrivare a San Miniato alto da dove, recuperato il carro, ci dirigeremo verso un B&B che troveremo in qualche modo in zona Empoli il cui unico requisito dev’essere: ampia piscina esterna.

Prima di andare a dormire arriva quindi il momento dei saluti con Giuliana, Maria e Fabrizio. Grazie ragazzi, insostituibili compagni di cammino! Alla prossima avventura.

Tramonto

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Da Siena a Ponte d’Arbia

Giovedì 16 agosto 2012

Tappa V – Da Siena a Ponte d’Arbia

Lunghezza: 26,5 km (secondo la questura), 29,0 km (secondo il nostro podometro)

Difficoltà: ●●● (secondo Denis Urubko)

Questa mattina la sveglia suona alle 5:30. Ci aspetta una tappa lunghissima fino a Ponte d’Arbia e la guida segna 3 pallini di difficoltà su 3. A questo si aggiunge il fatto che le nostre condizioni fisiche sono sempre più precarie. Piedi e spalle sono ormai una cartina geografica fatta di oceani di pomate con isole di cerotti e garze.

Per fortuna che suor Ginetta ci fa trovare una colazione coi fiocchi: brioches fresche, pane, marmellata, the, caffè e soprattutto dell’ottima acqua ghiacciata per il lungo cammino.

Poco dopo le 6:00 lasciamo la città del Palio addormentata attraversando Porta Romana. Oltre che la più lunga, questa dovrebbe essere una delle tappe più belle della Francigena; eviteremo infatti quasi del tutto la Cassia e il suo traffico per percorrere tratturi e sentieri sterrati tra le gialle colline arse dal sole.

Porta RomanaUn gatto ci guarda perplessoLandscapeLandscapeHorsesPercorriamo inizialmente una strada asfaltata che attraversa con dei saliscendi San Pietro a Paterno, Renaccio e Renaccino, da qui su sterrata arriviamo a Borgo Vecchio dove ci troviamo di fronte alla prima difficoltà: la strada storica che abbiamo percorso finora è tagliata a pochi metri da noi da una nuova in costruzione. Secondo la guida dovremmo scendere verso una ferrovia e camminare parallelamente ai binari fino a Isola d’Arbia, unico grosso centro abitato che incontreremo durante la tappa di oggi in cui potersi rifornire d’acqua e cibo, ma della ferrovia neanche l’ombra. I segnali piuttosto ci fanno risalire il dosso di una collina dalla quale, una volta arrivati in cima, vediamo in lontananza proprio Isola d’Arbia! Ci siamo fottuti l’unico luogo in cui poter fare un pit stop! Oltretutto Paolo comunica al gruppo di aver praticamente già finito l’acqua. Bene!

Ed e’ in questo momento che avviene il primo “scisma” nel gruppo (avvenimento che verrà tra qualche anno denominato Scisma dell’aquam haurire optabat). Paolo infatti decide di ridiscendere la collina in modo da arrivare a Isola d’Arbia a recuperare dell’acqua e se possibile del cibo, mentre io e John decidiamo di percorrere tutto il crinale della collina per poi ricongiungerci con il fuoriuscito più in basso dopo Isola d’Arbia.

Uno sguardo ai cellulari: “il mio non prende ‘na sèha” “il mio è scarico” “io ho una tacca”. Sempre più difficile. Ci facciamo un grande in bocca al lupo con la speranza di rivederci un giorno e via, si riparte sotto un sole che ci cucina la pelle.

Camminiamo per circa un’altra ora prima di arrivare ad una stradina interna che corre parallela alla Cassia; qui in teoria dovremmo ritrovare Paolo che riusciamo a contattare al telefono e che arriva nel giro di una mezz’oretta con tanto di vettovaglie per il pranzo! Che numero!

Questo momento verrà definito tra qualche anno dagli studiosi di storia contemporanea con il nome “reunification prandium cum amicis”.

Dopo una meritata pausa riprendiamo il cammino rinfrancati nel corpo e nello spirito. Ci tuffiamo letteralmente in campi di grano riarsi dal sole. Il colore predominante è il giallo… sembra di essere nel bel mezzo del Sahara, con le colline che assomigliano a dune di sabbia.
Ombra ovviamente inesistente. Il caldo è asfissiante.

Sahara Sahara SaharaSaharaSahara road

Prendiamo una sterrata che con continui saliscendi ci porta sul crinale a Ponte Tressa prima e alla Grancia di Cuna (immenso granaio medioevale) poi, dove troviamo una fontanella sotto la quale proviamo a rinfrescarci.

Questo tratto è a dir poco lunare. Caminiamo tra colline di campi già arati con la terra di colore grigio. Ci manca solo l’astronauta e la bandiera che resta immobile per la mancanza d’aria.

Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon Walking on the moon  Grancia di CunaLasciamo a malincuore la fontanella e ripartiamo in direzione Monteroni d’Arbia, e Quinciano; scavalliamo diverse colline e spesso attraversiamo i campi assolati per risparmiare qualche metro di cammino.

Intorno a noi si stagliano montagne di covoni accatastati in forme geometriche perfette; sono talmente alte che possiamo godere dell’ombra che creano per dissetarci e riposare.

On the road Ragazzi immaginari John taglia Paolo Vs. covoni Paolo Sete Ciube La sofferenza di dio Ombra soleTrattoreCovoni ovunque

Dopo alcuni km arriviamo nel piccolo borgo di Greppo dove ci fermiamo a riposare per una buona mezz’ora. A breve ci raggiungono: Giuliana, rimasta totalmente senz’acqua che provvediamo a dissetare passandole una bottiglietta e Fabrizio con Maria. Ognuno tira fuori tutto ciò che può far recuperare un po’ di forze: acqua, frutta, cioccolato, caramelle, sali minerali, noi pensiamo più al morale: avendo poco niente da offrire, proviamo a diffondere un po’ di drammatica, fantozziana ilarità.Papaveri e Papi Papaveri e Papi Ferrovia Non se riva più

Da qui ripartiamo tutti insieme per l’ultimo tratto fino a Ponte d’Arbia.

Scesi dalle colline raggiungiamo la ferrovia e la seguiamo camminando parallelamente alle rotaie. Questo tratto sembra interminabile ma dobbiamo sbrigarci, c’è un appuntamento che non possiamo mancare: il Palio.

Dopo il passaggio a sinistra dei binari, lo sterrato si allontana dalla linea ferroviaria e passando vicino a numerosi orti entra nel paese di Ponte d’Arbia. Sono le 16 e siamo finalmente arrivati al Centro Cresti dove trascorreremo la notte dopo 29 interminabili, strazianti km.

Il Centro Cresti è una struttura totalmente autogestita dai pellegrini, non troviamo nessuno ad aspettarci. Ci sono i letti, ci sono le docce, ci sono i cessi, c’è la cucina. Insomma c’è tutto ciò che serve. Addirittura il timbro per la credenziale è self service. Sotto lo zerbino della porta ci sono le chiavi per entrare.

Ci sistemiamo alla carlona, una doccia rigenerante, ma… qualcuno si è addormentato seduto su una sedia con la testa appoggiata su un tavolino. Siamo dilaniati.

Con le ultime forze, ma con un certo grado di eccitazione, raggiungiamo l’unico bar del paese, ordiniamo qualche birra media e attendiamo il momento della mossa.

Forza Montone… e dopo 22 anni, incredibilmente, il montone vince.

Dovevamo arrivare noi per sfatare la maledizione della bestemmia!

E’ tripudio!

Non riusciamo neanche ad immaginare cosa stia succedendo nella contrada dove abbiamo trascorso la notte scorsa. Una festa incredibile che durerà giorni e giorni.

Ci vuole un’ennesima birra media e una cena come si deve per festeggiare, ma questa sera niente ristorante; nello zaino abbiamo pasta e un sugo al pesto. In men che non si dica allestiamo una tavolata, ci mettiamo ai fornelli e creiamo l’atmosfera.

Ciube master chef Fabrizio Master chefFabrizio e MariaScola!Turn on the lightsSe magnaAtmosteraGruppone

Ne esce una serata che scorre via tra chiacchiere e un amabile vinello. Lo spirito della Francigena lo ritroviamo tutti i giorni sulla strada ma anche, e forse soprattutto, in momenti di profonda amicizia e condivisione come questo. Fabrizio, Maria e Giuliana sono delle belle persone e siamo contenti di vivere questi momenti con loro.

Dopo aver vettovagliato riassestiamo la cucina e ci trasciniamo verso i nostri giacigli; sono gli ultimi passi di questa giornata sulla Francigena, la nostra tappa più lunga.

Tra poche ore inizierà la nostra ultima tappa.

Il Montone ha vinto il Palio dopo 22 anni (pazzesco).

Il pesto pronto non è poi così male.

Notte.

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