Domenica 12 agosto 2012
Tappa I – Da San Miniato Alto a Gambassi Terme
Lunghezza: 23,6 km (secondo la questura), 24,1 km (secondo il nostro podometro)
Difficoltà: ●●○ (secondo Reinhold Messner)
Dopo una lotta senza quartiere contro stormi di zanzare, alle ore 7:00, finalmente, suona la nostra sveglia. Sui muri e le lenzuola le tracce della battaglia. Ci vestiamo rapidamente e scendiamo nel refettorio per la colazione. Il frate ci fa trovare la tavola imbandita di pane, burro e marmellata, frutta, latte, the e caffè! Spettacolo! Facciamo il pieno di zuccheri e carboidrati e ci guardiamo attorno… nel grande salone nessuna traccia di essere umano. Probabilmente la sveglia dei frati è già suonata diverse ore fa e nel nostro immaginario stereotipato li vediamo impegnati a zappare la terra, produrre la birra e ovviamente a pregare secondo la celebre regola benedettina ora et labora.
Con lo stomaco pieno risaliamo in camera, ci carichiamo lo zaino in spalla e ci avviamo verso l’uscita del monastero. Qui incrociamo Il frate che avevamo conosciuto il giorno prima, lo ringraziamo per l’ottima ospitalità e ci facciamo mettere il primo timbro sulla credenziale ancora intonsa. San Miniato Alto è stata conquistata!
Adesso però è giunto il momento di “petotàre” (Trad. italiana: camminare velocemente) e quindi alle ore 8:30 possiamo dichiarare ufficialmente iniziato il nostro cammino sulla via Francigena.
Una foto a fianco ad alcune epigrafi non ce la toglie nessuno: li vogliamo ricordare così.
Riattraversiamo il paese fino a piazza Napoleone Bonaparte e poi imbocchiamo la strada verso Calenzano.
Questo primo tratto di strada asfaltata è un saliscendi molto piacevole tra le colline della Valdarno. Verso le dieci la temperatura sfiora già in 30 gradi e i nostri indumenti hanno già cambiando colore, assumendo quello trasparente dell’acqua.
La prima cosa che notiamo è che le indicazioni della Francigena non sono poi così chiare, o meglio ce ne sono diverse e molte volte discordanti tra loro. Ecco alcuni esempi:
indicazione nr.1: classico cartello stradale marrone stile automobile – quasi sempre l’abbiamo ignorato… utile più a chi percorre la Francigena in bicicletta;
indicazione nr.2: striscia adesiva rossa e bianca: posizionata qualche anno fa dal ministero del Turismo – tendono a prediligere la strada asfaltata piuttosto che gli sterrati…
indicazione nr.3: striscia adesiva gialla e bianca con pellegrino stilizzato giallo – questa dovrebbe essere l’indicazione da seguire, o meglio questi segnali sono stati piazzati dalle varie confraternite di cammino (tra cui l’autrice della nostra guida alla via Francigena, l’ormai famosa Monica D’Atti). Il problema è che molto spesso questa indicazione può allungare il percorso anche di diversi km, magari solo per raggiungere un luogo di interesse storico / religioso. Bello per carità, ma a breve ci renderemo conto che anche solo un paio di km in più si sentono a fine giornata!
La seconda cosa che notiamo è che camminare è un conto, farlo con uno zaino di 15 kg sulle spalle e con 31 gradi all’ombra è un altro!
Verso le 10:30 abbandoniamo l’asfalto imboccando uno sterrato che si fa largo tra i covoni adagiati sui campi.
Proseguiamo sotto il solleone e verso le 12 arriviamo alla Pieve di Coiano, tra i segnali ne scorgiamo uno che ci fa esultare: “ACQUA POTABILE – 50m a dx”. Dietro la Pieve si apre infatti una specie di giardino con un paio di tavoli da pic-nic e soprattutto una fontanella dove poter rinfrescarci e riempire borracce e bottiglie. Un ottimo posto dove consumare il rancio! Non c’è un cane. Durante il tragitto non abbiamo incontrato nessuno. Sarà anche per questo che colonizziamo tutto lo spazio disponibile: indumenti stesi ad asciugare e zaini sparsi ovunque. Relax. Rispunta anche l’ukulele e nel frattempo iniziamo ad esaminare i segni viola che sono comparsi sulle nostre spalle e sui nostri piedi. Ce la prendiamo davvero comoda.
Rinfrescati e carichi di energie ripartiamo verso le 14… nel giro di mezz’ora le maglie che si erano appena asciugate sono di nuovo zuppe di sudore. Stiamo attraversando un tratto totalmente esposto al sole nel grano appena tagliato, bisce, grilli e cavallette ci tagliano continuamente la strada. Come al solito siamo solo noi, le bestie e il vento.
Oltre alla nostra, riusciamo a percepire la sofferenza di questo terreno bruciato dal sole e dal caldo che non accoglie una goccia d’acqua da mesi. E’ tutto giallo.
Assumiamo acqua a litri ma abbiamo la sensazione che evapori prima di arrivare alla gola.
Proseguiamo per un paio d’ore in questi arsi campi di sole fino all’incrocio con una strada asfaltata e poi di nuovo ci ributtiamo nello sterrato dopo aver attraversato una proprietà privata… stando attenti che qualche cane non saltasse fuori a mangiarci.
Disintegrati e doloranti arriviamo alla carrozzabile Castelfiorentino/Gambassi all’altezza di Palazzaccio. Da qui in poi camminiamo sul ciglio della strada, ormai per inerzia, un passo dopo l’altro ci avviciniamo alla meta della giornata: l’ostello Sigerico che ci ospiterà per la notte. Il podometro segna 20 km. Chiediamo ad una signora quanto manca per Gambassi… ci risponde “un paio di km”… rinfrancati dalla risposta diamo adito ad energie pescate chissà dove e ci diamo dentro per coprire la distanza che manca. La mazzata è però dietro l’angolo; ci arriva violentemente in faccia un cartello con scritto “Ostello Sigerico – 5 km”.
Barcolliamo.
Ancora salita. L’asfalto ci butta addosso il calore accumulato dal mattino. Grondiamo sudore. Dobbiamo procedere, un passo dopo l’altro. Svuotiamo le ultime scorte d’acqua e finalmente ci siamo: un’ampia curva sulla destra ed eccoci all’ostello sigerico, ricavato negli storici edifici adiacenti alla bellissima chiesa della Pieve di S. Maria Assunta a Chianni.
Mentre John e Paolo si dirigono diretti ai nostri alloggi mi distendo sugli scalini della pieve e li rimango esanime per circa mezz’ora.
Non male come prima tappa.
Una volta ritrovati nella nostra stanza ci sediamo sulle brande o per terra sfiniti; si sentono frasi tipo: “Ho le anche logorate come i vecchi labrador”
“Io non so se me la sento di fare un altro giorno così…”
“Io ho già deciso… mi sento martirizzato”
“Non ho speranze… non so neanche se domani riuscirò a camminare”
“Domani mi compro una di quelle sedie…”
“E’ come camminare tutto il giorno con una persona in braccio”
“Ho dolori ovunque”
“Non so se questa vescica entrerà nella scarpa domani…”
Dopo una gran doccia ci lecchiamo un pò le ferite, spuntano cerotti, creme e analgesici.
Sono quasi le 19, serve una bella cena per reagire… siamo solo al primo giorno!!!
Ci trasciniamo nella sala refettorio e conosciamo i gestori dell’ostello, una coppia del posto molto gentile. Conosciamo anche un tizio napoletano sulla Francigena da un paio di giorni… è arrivato circa un tre ore prima di noi, partendo alle 6 di mattina, evitando così le ore più calde della giornata. Un vero stratega.
Altre due tipe di Pavia arrivano agonizzanti quando ormai siamo a tavola davanti ad un succulento piatto di penne all’arrabbiata. Loro stanno percorrendo la Francigena in bici e oggi han percorso circa 50 km perlopiù in salita.
La serata trascorre piacevole tra chiacchiere e del buon vino toscano. Pur tra mille acciacchi ci sta tornando il sorriso. Domani si va a San Gimignano.