PERROS CALIENTES EN LA CASA RODANTE

Dia 11 – lunedì 20 febbraio 2012

Puerto Natales – ore 6:30

Non sentiamo più ne’ il sonno, ne’ l’acido lattico… ormai siamo forti! Ci aspetta un viaggio di 13 ore che ci porterà da Puerto Natales a Ushuaia, la città più australe al mondo, nella Terra del Fuoco. Tredici ore sono una follia pensiamo, ma qui è normale. In America Latina e in Argentina in particolare il tempo e lo spazio assumono dimensioni diverse da quelle a cui siamo abituati. Le distanze sono talmente grandi che diventa normale dover fare almeno 5 ore di macchina per spostarsi da una città all’altra e nel sud in modo particolare.

Salutiamo l’ostello El Patagonico e usciamo nel deserto delle strade ancora addormentate. Proprio fuori dal piazzale degli autobus un simpatico vecchietto vende snacks e bevande. E’ l’occasione ideale per scaricare le tasche dalle monete cilene prima del nostro ritorno in terra argentina. Belli carichi saliamo sul nostro colectivo che è stupendo: 2 piani, ampio spazio tra un sedile e l’altro con schienale drasticamente reclinabile… spettacolo!

Appena l’autista mette in moto si accende la TV che trasmette la classifica “definitiva” delle migliori canzoni degli anni ’80. Que oro! Il viaggio inizia nel migliore dei modi… 13 ore in questo salotto ci sembreranno uno scherzo!

Ma ovviamente tutto questo benessere non poteva durare a lungo… Il dramma è sempre dietro l’angolo pronto ad aggredirci non appena abbassiamo la guardia. Dopo circa 2 ore di viaggio infatti, l’assistente dell’autista annuncia che i viaggiatori diretti a Ushuaia devono scendere e cambiare autobus. Te pareva! Addio ai sedili comodi e alle belle canzoni di una volta. Ci ritroviamo in piedi con i nostri zaini in una desolata piazzola di sosta. Silenzio e palle di fieno stile far west.

Ormai convinti che ci abbiano giocato un brutto scherzetto, vediamo arrivare da lontano un bus un po’ scassato che si ferma proprio davanti a noi. Le porte si aprono e un tizio alto quanto un soldo di cacio si sporge e chiede: “CHICOS POR USHUAIA???”

Basta uno sguardo tra di noi: la svolta drammatica è in atto.

Ci sono solamente 2 posti liberi: uno davanti e l’altro in fondo, vicino al cesso.

Jacopo: raggiungo a fatica il mio posto in fondo all’autobus, sedendomi però picchio con la testa sulla mensola che sta sopra ai sedili… che maleee… tra l’altro il colpo mi procura una ferita superficiale sul cranio… altri neuroni persi. Appena riprendo conoscenza inizio a studiare il territorio: seduto a fianco a me un tranquillo signore legge il giornale, imperturbabile. Alla mia destra, sulla fila opposta di sedili, seggono nonna e nipote di 10 anni che ad ogni curva vomita anche l’anima. Il posto è stretto, ho le ginocchia in bocca… che disagio! Mi infilo le cuffie e provo a prender sonno. Impossibile, ogni volta che qualcuno deve andare in bagno urta il mio ginocchio che sporge sul corridoio in cerca di un po’ di libertà.

Nicola: Mi accomodo sul mio sedile affondando le ginocchia in quello davanti. Sará un bel viaggio. Mentre osservo di quando in quando le piatte distese secche del paesaggio, leggo un libro in italiano e ciò richiama l’attenzione del mio compagno di viaggio, un signore sulla cinquantina, argentino, che sta tornando a Rio Grande assieme a sua moglie e la sua bambina che si trovano nei sedili dietro. Sono emozionatissimi e mi raccontano il loro viaggio epico da Rio Grande a Puerto Natales dove hanno visitato una loro parente. Osservano tutto con felicitá e descrivono il paesaggio con patos, calcolando la differenza di orario tra il primo viaggio di andata in autobus e questo, a mano a mano che passiamo i paesini. Per loro, abituati a rimanere nel loro piccolo paese, é stata veramente una bella esperienza e rimangono stupiti quando racconto del mio viaggio da Cordoba fino ad Ushuaia. Gente bellissima, mi fanno un’ottima compagnia.

Finalmente dopo alcune ore arriviamo allo stretto di Magellano. Il momento è epico! Siamo arrivati alla fine dell’America Latina. Attraverseremo questo tratto di mare agitato che Ferdinando Magellano solcò per la prima volta nel 1520, durante il suo viaggio di circumnavigazione del globo. Sull’altra sponda l’arcipelago della Terra del Fuoco, diviso tra Cile e Argentina. Ci arriveremo con un traghetto con il ponte scoperto che caricherà il nostro autobus.

Finalmente possiamo sgranchirci un po’ le gambe e già che ci siamo anche le mandibole! A bordo infatti una vecchietta serve degli ottimi Hot Dog che ovviamente non ci facciamo mancare.

La traversata dura 15 minuti. Lo stretto è molto agitato ma l’hot dog ingerito funge da tappo e nulla si ripresenta in uscita.

Siamo nella mitica Terra del Fuoco! Ma perché si chiama così? Perché nel XVI secolo i marinai europei, passando da queste parti, vedevano sulle coste numerosi fuochi. Erano gli Indios che, avendo optato per il naturismo anche in inverno, accendevano questi fuochi per scaldarsi.

Dallo sbarco in poi percorriamo circa 200 km di strada sterrata. Si viaggia ad una velocità di circa 50 km/h e le povere sospensioni del nostro colectivo scaricano le vibrazioni sulle nostre terga. Grande goduria… quanto rimpiangiamo la fatica fatta ieri sulle Torres!!!

Verso le 16 arriviamo, moderatamente esasperati, alla frontiera tra Cile e Argentina. Di nuovo dobbiamo compilare i moduli di immigrazione e metterci in coda per il controllo dei passaporti, ma in un attimo il nostro umore migliora alla vista di una roulotte allestita a negozio di distribuzione hot dog, proprio a lato della dogana. Ce ne spariamo un altro paio e la giornata cambia da così a così!

Rientriamo così in Argentina a panza piena e verso le 17:30 siamo a Rio Grande, sulla costa est della Isla Grande, e incredibile, cambiamo autobus! Di nuovo. Questa volta ci tocca un pulmino 9 posti sul quale percorreremo l’ultimo tratto fino ad Ushuaia. Siamo sempre meno, sempre i mejo! Da Rio Grande la strada inizia a salire, sono gli ultimi blocchi di Ande, la grande cordigliera che si tuffa tra gli oceani a un passo dall’Antartide. Arriviamo al Passo Garibaldi e inizia a nevicare… vi abbiamo già parlato del concetto di estate patagonica?!?

Questi ultimi km ce li facciamo passare ricordando sketches televisivi tipo “Mai dire GOL” gridando e ridendo in modo sguaiato… fregandocene un po’ degli altri passeggeri del pulmino… in fondo siamo o no Italiani?

Alle 20:30 arriviamo finalmente a Ushuaia! La fin del Mundo! A 3000 km da Buenos Aires, da dove siamo partiti. Che emozione. Siamo all’altezza del porto, carichiamo gli zaini in spalla e iniziamo la ricerca del nostro ostello che si rivela essere molto distante, optiamo quindi per un buon taxi. La cittá dominata dalle montagne è un caos di container e barche attraccate ovunque lungo la costa. Non ci sono alberi in giro. Spiamo lungo la strada alla ricerca del famoso cartello: “Ushuaia, fin del mundo”, ma non riusciamo ad individuarlo. Domani andremo a cacciarlo.

L’ostello è davvero bello, e alla reception c’è una ragazza francese molto gentile che ci parla di Ushuaia e delle escursioni che potremmo fare.

Sistemiamo le nostre cose e siam pronti per uscire di nuovo: stasera ceneremo in un ristorante cinese con la formula Tutto a Volontà… con il chiaro intento di farli pentire di averci ospitati. E modestamente ci riusciamo, sfogandoci sulle vasche del self service… Siamo satolli ed esausti. Usciamo dal ristorante, facciamo 5 passi, prendiamo un taxi e ci fiondiamo sotto le coperte.

Domani andremo alla scoperta di questa città alla fin del mundo.

It’s the end of the World as we know it (and I feel fine)

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