Dia 6 – mercoledì 15 febbraio 2012
El Chaltén – ore 7:30
Cantan los gallos argentinos! E così saltiamo giù dal letto freschi anche stamattina. Buongiorno El Chaltén!
Ci vestiamo o meglio ci equipaggiamo con le nostre divise da trekking: parte superiore a cipolla con vari strati dal leggero al pesante e dalla vita in giù possenti jeans (assolutamente sconsigliati per camminare). Per finire le immancabili pedule che ci hanno accompagnato alla scoperta del Perito Moreno. Bentornate! Siamo pronti a partire, ma prima ci vuole una buona colazione.
Ci sediamo a tavola e iniziamo a spalmare sul pane la massa caramellosa del dulce de leche e del burro, beviamo un buon caffè e succo di frutta ed ecco che il proprietario dell’ostello ci saluta cordiale. Rispondiamo educatamente e quasi simultaneamente guardiamo fuori dalla finestra, ansiosi, per controllare il clima, ricordando le nefaste parole che lui stesso ci aveva pronunciato il giorno precedente, qualcosa del tipo “Doman vien zo el Signore!!”.
Infatti, di nuvole, nemmeno l’ombra. Quello che si prevede verrà giù saranno probabilmente le montagne che il sole creperà con i suoi raggi. Lo guardiamo nuovamente, questa volta con la faccia di chi si sente fregato. Ma ormai il dado è tratto, faremo il trekking in un giorno e poi torneremo all’ostello in serata, ghemo xa pagà!
Ore 8.36: chiudiamo la porta dell’ostello dietro di noi. Sulle spalle lo zaino gonfio di vettovaglie e nel cuore la voglia di partire e immergerci nella natura incontaminata, nei profumi intensi della valle del Fitz Roy. Destinazione: Laguna de Los Tres.
Ci incamminiamo sulla strada asfaltata e dopo pochi minuti arriviamo all’imboccatura del sentiero, dove ci facciamo una bella foto di rito. Troviamo li due ragazzi che sono appena scesi dalla montagna. Hanno passato la notte al campamento Poincenot, una delle nostre mete. “Amigos, è dura arrivare su, ma ne vale la pena” ci dicono. Li salutiamo e iniziamo a salire per la strada sterrata con entusiasmo e voglia di arrivare per contemplare lo spendido panorama dei tre massici del Fitz Roy che dominano la laguna.
La nostra guida lonely parla di un trekking medio-facile, una passeggiata insomma, diversamente da quanto dicono i due escursionisti. Subito il sentiero inizia a tirare, si fa ripido e lo sentiamo nelle gambe e nelle ginocchia, mentre attraversiamo un silenzioso bosco verde scuro e le prime goccioline di pioggia iniziano a solleticarci le guance. Eh si, sono arrivate le nuvole. Poco a poco, sudando e respirando come muli, ci abituiamo al ritmo del sentiero, che ci regala il primo spettacolo. Il bosco si apre e si materializza dinanzi a noi la spledida vallata di el Chaltén, con il fiume principale che si divide in decine di braccia, tagliando sinuoso la valle incastrata tra i due monti. La prima pausa di meditazione, rotta solo dal timido soffiare del vento, è di dovere.
In tempi passati sarebbe stata una “pausa cicca”, ma ora i nostri polmoni non sarebbero d’accordo.
Dopo aver contemplato a lungo e scambiato qualche parola si riparte. Il bosco si fa più fitto e ci porta ad una piccola radura. Decidiamo di fare una piccola deviazione che ci condurrà alla Laguna Capri, dove faremo la nostra prossima tappa.
Arriviamo in pochi minuti e lei ci accoglie con tutta la sua serenità e il suo piatto manto argentato. Rinfreschiamo il viso nell’acqua glaciale e riprendiamo fiato. Ci sediamo e il silenzio del luogo ci riempie la mente, interrotto solamente dal frusciare dell’acqua sui ciotoli della riva. Tutt’intorno il cielo brilla sulle rocce dei massici. I picchi innevati spuntano dai boschi folti e scuri.
Salutiamo la laguna e riprendiamo il cammino, ci aspetta la parte più bella. Dopo pochi minuti usciamo nuovamente dal bosco e vi resteremo fuori per un bel pezzo di strada. Stiamo camminando a buon ritmo, forse arriveremo prima del previsto. Mentre calpestiamo i sassi millenari assorti nei nostri pensieri, improvvisamente, alziamo la testa sotto il nostro fedele berretto e davanti noi si staglia un paesaggio spettacolare. Il cielo coperto si apre, e la strada di terra scende verso una pampa dai colori autunnali, verde chiaro, giallo e arancione, coperta da cespugli e giunchi.
Sullo sfondo della pianura, la montagna sale decisa verso il cielo e addormentato sul suo crinale, come colando a picco, riversandosi sul paesaggio piatto, c’è uno splendido ghiacciaio, azzurro fosforescente, con i suoi picchi e salti…un minuscolo Perito Moreno. Ti toglie il fiato. Non si può evitare di fermarsi, chiudere gli occhi e riaprirli varie volte, quasi per assicurarsi di essere li, di godere veramente di queste immagini e dei profumi di questa terra magica. Siamo davvero emozionati, scattiamo foto al paesaggio e a noi con lui, giriamo su noi stessi e ridiamo. Si sta proprio bene.
Continuiamo il cammino costeggiando il bosco de entriamo nelle pampa, solcata da piccoli ruscelli che superiamo su ponti quasi primitivi, l’unico umile intevento dell’uomo in questo paradiso incontaminato.
Arriviamo così al campamento Poincenot, un campeggio libero in mezzo al bosco dove gli escursionisti, piantata la tenda, trascorrono la notte per salire il giorno dopo alla Laguna de Los Tres.
Passiamo velocemente e imbocchiamo il sentiero che, dopo pochi passi, ci porta sulla sponda del burrascoso Rio Blanco, una potenza che scende dal ghiacciaio e taglia tutta la montagna. Il gorgoglìo intenso e prepotente dell’acqua che salta tra le rocce riempie i dintorni e ci rilassa. Attraversiamo il fiume e ci riposiamo un pò, rifrescandoci nella corrente.
E facciamo proprio bene a rinfrescarci perchè la nostra nozione di “trekking medio – facile” scompare sui nostri visi pallidi e perplessi, quando ripartendo osserviamo il sentiero che non la smette di salire ripido fino alla cima, che vediamo con rassegnazione come una meta realmente alta e distante!!! Ci esploderanno i polpacci probabilmente, ma chi se en frega, ahah, andiamo!
E infatti i polpacci, le cosce, i polmoni, le braccia, la schiena, insomma ogni singola parte del nostro umile e poco allenato corpo, vengono messi duramente alla prova per una buona ora e mezza. Grazie a dio, abbiamo almeno la possibilità di gioire del panorama straordinario mentre inaliamo l’aria fresca e purissima di queste altezze.
Il cielo ricomincia a coprirsi parecchio e qualche goccia ghiacciata ci accompagna nella camminata, mentre il vento a tratti forte ci sferza gli zigomi. Con un ultimo immenso sforzo, riusciamo a conquistare la cima. Il paesaggio purtroppo non offre quanto sperato, ma è comunque notevole.
La Laguna de Los Tres ci accoglie avvolta nel vento, con il suo colore turchese intenso. I picchi del Fitz Roy e compagni (I famosi Los Tres) sono coperti da una fitta coltre di nuvole e non possiamo godere dello spettacolo, ma lo immaginiamo quando per pochi istanti le nuvole si fanno meno fitte e si riescono ad intravederne i costoni taglienti e innevati. Siamo arrivati assieme in questo tempio del silenzio e ci scambiamo un grande abbraccio. Adesso è ora di rifocillarci e riposare.
Ci mangiamo i nostri buoni panini da trekking, con pane, salame e formaggio, accompagnandoli con dei croissant gonfi di dulce de leche e acqua di ghiacciaio. Poi ci separiamo e distendiamo tra le rocce, ognuno vivendo a modo suo questo intenso momento. La pace quassù è indescrivibile.
Dopo aver contemplato con soddisfazione riparati dalle rocce, ripartiamo, è ora di tornare. Siamo stanchi ma entusiasti e chiacchieriamo molto. Ormai vicini all’arrivo, quando ricomincia la discesa verso El Chaltén, possiamo ammirare il volo imponente di due condor enormi, che girano sopra di noi macchiando il cielo ormai puro, svuotato dalle nuvole.
Riprendiamo la discesa che poco a poco, si fa infinita! Siamo cotti, ogni curva e uscita dal bosco è una coltellata alla nostra speranza di essere arrivati. Le nostre gambe e piedi ci chiedono pietà e passo dopo passo…anche il Signore!
Finalmente arriviamo al paese. Ci complimentiamo e ci sediamo all’inizio del sentiero da dove è iniziata la nostra scalata. Alla fine, ridendo e scherzando, abbiamo fatto ben 25 km oggi. Non male! Ci meritiamo un sano riposo, di quelli che piacciono a noi!
Arriviamo in ostello. Gli ultimi metri sono stati eterni. Appena incrociamo il proprietario, ci viene voglia di urlargli in faccia: “MIRA COMO LLUEVE AH!”. Ma siamo troppo stanchi. Ci ritiriamo nelle nostre stanze e dopo una buona doccia e un pò di relax alla tivù con le puntate vecchie di “Due uomini e mezzo”, usciamo per celebrare la conquista della Laguna de Los Tres! Le consuete birre artigianali e un buon piatto di verdure saltate chiudono la nostra attività giornaliera. Rientriamo nel buio quieto di El Chaltén. Abbiamo vissuto un altro giorno indimenticabile.